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Astrazeneca, Mario Draghi e il retroscena sullo stop: "Se lo fa Germania". Lo sconcerto dei ministri, cosa c'è dietro

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Lo stop alla vaccinazione con AstraZeneca in Italia è stato deciso a Berlino? Più di un sospetto: secondo la ricostruzione del Fatto quotidiano, tutto precipita all'ora di pranzo di lunedì. Il ministro cristiano-democratico tedesco della Salute Jens Spahn telefona all'omologo italiano Roberto Speranza, annunciando lo stop alla vaccinazione con il siero anglo-svedese in Germania, a causa dei casi sospetti di trombosi cerebrale su alcuni vaccinati. "I due si sentono spesso, si erano parlati anche domenica ma Spahn non aveva fatto parola della decisione, forse non ancora presa", spiega il Fatto.

 

 

 

Dopo aver consultato i colleghi spagnoli e francesi, Speranza telefona al premier Mario Draghi e Palazzo Chigi decide di accodarsi a Berlino al grido "Se lo fa la Germania...". Una scelta "temporanea e cautelativa", certo, come dichiarato dall'Aifa. Peccato che fino a poche ore prima la stessa Agenzia italiana del farmaco aveva escluso categoricamente qualsiasi nesso tra il vaccino AstraZeneca e alcune morti sospette.

 

 

 

Un brusco, clamoroso dietrofront che spiazza tutta la maggioranza. Matteo Renzi contesta Aifa, Matteo Salvini la Commissione Ue. "Perfino ai ministri - rivela il Fatto -la notizia è arrivata con un messaggino, pochi minuti prima che fosse di pubblico dominio". Come motivazione non ci sono solo le ragioni di salute dei vaccinati e vaccinandi, ma "anche il timore di cause milionarie, da cui le aziende farmaceutiche si sono tenute al riparo nei contratti firmati con la Commissione Ue".

 

 

 

La decisione, sottolinea il quotidiano diretto da Marco Travaglio, sarebbe stata "accolta con sconcerto da diversi membri del governo", perché come spiegano molti esperti non ascrivibili a questo o quel partito "si rischia di minare la reputazione di uno dei vaccini". Peraltro, AstraZeneca avrebbe un grande impatto nella campagna vaccinale italiana, visto che da qui a settembre si attendono 34 milioni di dosi, contro i 50 di Pfizer/Biontech e i 26 di Johnson & Johnson (monodose). 

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