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Vaccino, Gianluigi Paragone accusa: "Cosa ci stanno nascondendo". E contro Mattarella: "Perché il Parlamento non può legiferare"

 Gianluigi Paragone

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"Rifiuto il vaccino perché da parlamentare e da giornalista non mi fido di ciò che mi viene criptato, nascosto, propagandato". Gianluigi Paragone, in un articolo su il Tempo, pretende chiarezza, in primis dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "Sono mesi che continuo in parlamento, in televisione e su questo giornale a chiedere una conoscenza dei contratti tra Ue e governi con le multinazionali del farmaco; sono mesi che chiedo con interrogazioni parlamentari di smetterla con tanta inutile segretezza rispetto ai contratti e al suo oggetto (cioè i vaccini), o rispetto alle forniture di mascherine e alla loro reale efficacia", scrive l'ex grillino. 

 

 

Invece, continua, "nulla, nessuna risposta. Quindi se ora su AstraZeneca sale il panico, è normale. Ricordo addirittura un battibecco con Stefano Bonaga, entrambi ospiti di Stasera Italia, dove il filosofo rigettava l'idea che la sua amata Europa o il suo governo potessero negare la trasparenza o l'accesso agli atti. Poche settimane dopo è toccato a una europarlamentare di sinistra mostrare in che modalità il contratto con Big Pharma viene concesso ai rappresentanti del popolo: intere pagine oscurate con bande nere al posto delle parole". 

 

 

Insomma, c'è qualcosa che non va, è evidente. Quindi, prosegue Paragone, "domando come possa un parlamentare nonché giornalista accettare che non vi siano trasparenza, informazioni, dibattito e nemmeno una legge di riferimento in una materia così delicata come la somministrazione dei vaccini". Il giornalista lo dice chiaramente: "Non ci sto e sono disposto a usare il mio corpo come «quaestio politica». Qualcuno potrebbe ribattere: ma così metti a rischio gli altri. La mia risposta io metto a rischio meno di coloro che vietano la trasparenza, che oppongono la segretezza alimentando così le paure".

 

 

Del resto questo modo di affrontare il tema dei vaccini, conclude Paragone, non fa che alimentare i dubbi, soprattutto su Astrazeneca. "Non posso consentire - ma soprattutto non lo dovrebbe il Capo dello Stato - che al parlamento sia stata finora preclusa la possibilità di discutere e legiferare in materia. Siamo sempre fermi alle parole dei governanti, ora europei ora italiani; alle avvertenze degli pseudoesperti di turno o degli amministratori delegati delle multinazionali. Fermi alle loro promesse o alle loro minacce. Che neutralizzo sottraendomi per libera scelta alla vaccinazione".  

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