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Caso Gregoretti, Luigi Di Maio non "spara" contro Matteo Salvini davanti al giudice: "Era prassi trattenere gli immigrati"

Fabio Rubini
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È il 19 febbraio 2021, a Catania si celebra un'udienza del processo contro Matteo Salvini, accusato di sequestro di persone per il caso della nave Gregoretti. In quell'occasione vengono ascoltati in qualità di testimoni il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese e quello degli Esteri (e all'epoca vice premier) Luigi Di Maio. Dalle deposizioni si evincono due cose. La prima è la volontà di entrambi di non "sparare" contro Salvini. Così ci sono le ammissioni, più o meno esplicite, sul fatto che fosse prassi trattenere per più giorni i passeggeri sulle navi delle Ong in attesa che arrivasse il via libera alla redistribuzione. La seconda è quella che, di fatto, vede Di Maio ammettere che anche il M5S appoggiava le politiche della Lega sul contrasto all'immigrazione e che il voto favorevole della "Giunta" per processare Salvini fosse stato una scelta politica, visto che lo stesso leader leghista, poco prima, aveva fatto cadere il governo gialloverde. Di seguito alcuni stralci delle deposizioni di Di Maio.

 

 

 

Giudice: «Sul caso Gregoretti c'è stata una discussione a livello...? Che sappia lei». Di Maio: «Di solito quando c'era un momento di criticità nel Governo a questa corrispondeva sempre un momento politico a tre di solito o addirittura a due in alcuni casi tra i due vice Premier e il Presidente del Consiglio in cui si cercava la soluzione per lo sbarco». Parte civile, avv, Ciancimino: «C'è stata in questo caso?». Di Maio: «Potrebbe esserci stata. (...) una condivisione politica. Per esempio a mia... Ripeto, la dinamica è sempre la stessa: Ministro Salvini decide di non dare il Pos, io chiamo Presidente del Consiglio e dico: "Le redistribuzioni sono state attivate?", "Si, sono state attivate". Allora poi si arriva ad una riunione politica in cui banalmente si dice: "Adesso procediamo con lo sbarco". Questo è quello che succedeva». A questo punto il giudice ricostruisce le dinamiche dei movimenti di Conte in Europa e ricorda come, a fronte di risposte non troppo positive, il governo si disse: «Teniamo una politica molto ferma nella indicazione del Pos e negli sbarchi. Questa politica ferma che poi fu adottata dal Ministro Salvini, all'epoca Ministro dell'Intemo, e c'è una lettera sua e dell'Ex Ministro Toninelli dove elogiate questo suo comportamento apertis verbis, era quella di punta i piedi con l'Europa o no?». Di Maio: «Come ho detto ci sono tante mie dichiarazioni pubbliche su questo. Il principio era quello di provocare il meccanismo della redistribuzione e questo ne trova traccia da più parti sia del Ministro Toninelli, ma anche mia, portarono al sostegno... Io credo che la prima imbarcazione con cui abbiamo avuto a che fare fosse la Aquarius e poi ci sono state altre imbarcazioni dopo che hanno rappresentato i primi casi». Di Maio spiega poi come che sull'Aquarius lo staff di Salvini avvisò lo staff di Di Maio. E rivela: «Dopo di che quella sera, se non sbaglio, c'era una riunione a Chigi per altre questioni che individuava anche partecipanti all'ex sottosegretario Giorgetti il Presidente del Consiglio, in cui poi fummo obbligati anche ad affrontare quel tema, perché era diventato di portata nazionale. E poi ci sono stati gli casi». Prima di Di Maio, sul banco dei testimoni si era seduta la Lamorgese.

 

 

 

Lamorgese: «Nel Conte due, quindi dal settembre, c'è da dire che all'inizio i primi sbarchi effettuati effettivamente hanno seguito questa linea (quella del Conte Uno, ndr), nel senso di chiedere alla commissione Europea la redistribuzione dei migranti, procedendo dopo a dare il Pos nel momento in cui quindi si era, c'era la certezza di avere... perché questa era un poco la linea seguita prima e per due, tre volte diciamo... tant' è che devo dire anche una cosa, che all'inizio, per due sbarchi proprio, parliamo di settembre se non sbaglio, (...) la richiesta di intervento presso la commissione Europea, quindi la richiesta di redistribuzione, veniva effettuato tramite Palazzo Chigi, quindi tramite il Consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, che faceva la richiesta di ridistribuzione». (...) Giudice: «Quindi è corretto affermare che fino a quando non c'era una indicazione di redistribuzione i migranti non sbarcavano?». A questo punto il giudice ricostruisce il caso della Ocean Viking per capire se c'era stata «continuità rispetto all'attività precedente». Questo perché la vicenda si trascina dal 18 al 29 ottobre («circa 11 giorni» commenta il giudice) ed è «sostanzialmente un po' la stessa tipologia di interventi del nostro imputato odierno che avete seguito». Lamorgese: «Quindi dal 22 ottobre la competenza ricade nella nostra assolutamente responsabilità. (...) Noi inizialmente parliamo della capitaneria di porto, praticamente aveva fatto vari interventi presso l'autorità Norvegese, perché la nave batteva bandiera Norvegese, perché non avendo noi assunto il coordinamento delle operazioni di salvataggio, ritenevamo di non essere competenti nella materia. Detto questo, nel momento in cui entra, quindi successivamente all'uscita dall'area Sar Libica e all'ingresso nell'area Sar Maltese, quindi la nave, come dicevo, ha chiesto prima il Pos a Malta e all'Italia, ma le autorità Maltesi, pur competenti come area Sar, non hanno mai fornito riscontro». Giudice: «E siamo a che giorno?» Lamorgese: «E qua siamo alla data del 21, 20... 20 ottobre, alle 21:10 (...)» Giudice: «Comunque grosso modo siamo 21 ottobre e il Pos viene assegnato il 29».

 

 

 

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