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Viktor Orban lascia il Pse, verso i conservatori. Retroscena: si apre un slot per la Lega e Matteo Salvini?

mercoledì 3 marzo 2021

2' di lettura

L'Ungheria di Viktor Orban è, di fatto, da tempo fuori dall'Europa in tante cose. Lo è, ad esempio, da quando (nei mesi ‘caldi’ della crisi libica e siriana e dell’invasione di decine di migliaia di profughi da Nord Africa e Medio Oriente) Budapest ha di fatto unilateralmente 'sospeso' il trattato di libera circolazione all'interno dell’Unione Europea, vietando l'ingresso nel Paese agli immigrati; o, ancora, da quando ha 'chiuso' ermeticamente il suo Paese nella prima fase della pandemia di Covid a primavera 2020; o, pure, in tempi recentissimi, quando ha dato il via libera all'arrivo in Ungheria del vaccino russo Sputnik, fregandosene dei 'se' e i 'ma' dell'Agenzia europea del farmaco (Ema), di fatto agendo in modo del tutto unilaterale.

Per questo suo anti-europeismo di fondo, il suo partito Fidesz è stato da tempo sospeso dal Ppe, il gruppo dei Popolari europei al Parlamento europeo. Lui ha sempre fatto spallucce, restando di fatto anche a Strasburgo in una ‘terra di nessuno’ nella quale ha sguazzato a piacimento. E oggi, mercoledì 3 marzo, alla vigilia del voto sulla revisione dello statuto dei popolari europei che, secondo gli osservatori, potrebbe portare all'esclusione del partito magiaro, ha preferito battere sul tempo il Ppe annunciando l'uscita di Fidesz dal gruppo.

Un addio che potrebbe aprire a uno scenario con importanti ripercussioni sulla politica di casa nostra. Perché, con il probabile (a questo punto) passaggio di Orban al gruppo dei conservatori europei guidato da Giorgia Meloni (dove è già approdato l'ex leghista Sofo, compagno di Marion Le Pen), nel gruppo del Ppe a Strasburgo potrebbe aprirsi uno 'slot' per la Lega di Matteo Salvini. Silvio Berlusconi e il braccio destro dello stesso leader leghista, Giancarlo Giorgetti, da tempo premono perché Salvini si muova in quella direzione. Per la Lega si tratterebbe di uno spostamento epocale, che tra l’altro ricucirebbe drasticamente le distanze tra il Carroccio e Forza Italia.

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