Roberto Speranza ignorato da Mario Draghi sulla cacciata di Domenico Arcuri: il malumore del ministro
La discontinuità che non s' è vista nella lista dei ministri è arrivata nella filiera più importante, quella delle vaccinazioni, con due colpi sparati a freddo da Mario Draghi. Dopo Angelo Borrelli, tolto dal vertice della Protezione civile per fare posto a Fabrizio Curcio, ieri è toccato a Domenico Arcuri, convocato a palazzo Chigi alle 14 per ricevere una comunicazione laconica come il comunicato diramato poco dopo: «Il presidente del Consiglio ha nominato il generale di Corpo d'armata Francesco Paolo Figliuolo nuovo Commissario straordinario per l'emergenza Covid-19. A Domenico Arcuri i ringraziamenti del governo per l'impegno e lo spirito di dedizione con cui ha svolto il compito a lui affidato".
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Tra Draghi e Arcuri c'è stato comunque un colloquio formalmente sereno, raccontano dalla presidenza del Consiglio. Il silurato ha assicurato piena collaborazione all'esecutivo e non poteva essere altrimenti: resta pur sempre lo strapagato amministratore delegato di Invitalia, società pubblica, e poco dopo farà sapere di sentirsi «onorato di aver potuto servire il Paese in una stagione così drammatica». Sia il suo mandato sia quello di Borrelli sarebbero scaduti tra poche settimane, ma Draghi, archiviato il problema dei sottosegretari (i 39 hanno giurato ieri, mentre Arcuri si allontanava dal palazzo) ha deciso di accelerare subito con le immunizzazioni. scatto in avanti.
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Le 500mila dosi somministrate ogni giorno non sono un obiettivo ufficiale, perché prima di pubblicare un piano vaccinale e sbilanciarsi sui numeri Draghi vuole avere sotto controllo tutte le variabili. Lo scatto in avanti, però, ci deve essere il prima possibile, e a condurlo non poteva certo essere Arcuri, l'uomo delle primule da 400mila euro l'una, sul quale pesano pure le inchieste sugli acquisti delle mascherine cinesi.
Ora si bada alla sostanza: caserme, stazioni e parcheggi sono ottimi posti per fare le iniezioni e il generale Figliuolo, responsabile della logistica dell'esercito, offre tutte le garanzie, pure per la gestione militare e centralizzata delle vaccinazioni che ha in mente il premier. Si delinea anche il metodo Draghi. L'unico al quale la cacciata di Arcuri era stata comunicata in anticipo è Sergio Mattarella, nessun ministro e nessun leader politico era stato avvertito dal premier. Il ministro della Sanità, Roberto Speranza, ha appreso la notizia come tutti gli altri italiani, e non ci è rimasto bene.
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La musica è cambiata. «Si usano tutti i poteri democratici a disposizione. Tutto ciò che il presidente del consiglio può fare direttamente, lo fa», spiega chi lavora con Draghi. In pratica, il premier accentratore ha costruito attorno a sé una squadra ristretta, i cui punti di riferimento sono il sottosegretario Roberto Garofoli, il ministro dell'Economia Daniele Franco, il consulente economico Francesco Giavazzi, il prefetto Franco Gabrielli, titolare della delega ai servizi segreti, il nuovo capo della Protezione civile Curcio e ora, appunto, il commissario all'emergenza Covid, Figliuolo. Per manovrare le leve decisive, ossia le vaccinazioni, la sicurezza e i soldi europei, non gli serve molto di più.
Con questi in campo, i partiti e gli altri ministri rischiano di restare fuori dai giochi. Assieme a Speranza e ai suoi compagni di Leu masticano amaro i Cinque Stelle, i quali vedono sparire un altro simbolo della gloriosa (per loro) epoca giallorossa. Festeggia invece Matteo Renzi, che attribuisce il merito della defenestrazione di Arcuri alla cacciata di Conte, cioè a se stesso. L'ennesima sfida nella quale il Pd non aveva creduto: «Non siamo mai stati fan di Arcuri», spiegavano ieri al Nazareno, «ma se avessimo infierito su di lui saremmo andati a ricasco di Renzi...». Il centrodestra - inclusa Giorgia Meloni - si congratula con Draghi e Matteo Salvini parla di «missione compiuta». Una settimana fa, in un colloquio a quattr' occhi, il leader della Lega aveva chiesto per l'ennesima volta all'ex presidente della Bce la testa di Arcuri, senza che quello gli dicesse né sì né no. Era già intenzionato a tagliarla, si è saputo ieri, ma non aveva alcuna voglia di scoprire le proprie carte.