Roberto Speranza "non sapeva nulla del cambio alla protezione civile": retroscena, lo "schiaffo" di Draghi al ministro voluto da Mattarella
Il metodo-Draghi comincia ad essere indigesto ai partiti. Almeno questo è quel che si mormora e che rilancia Il Fatto Quotidiano, in un retroscena sul giornale in edicola oggi, domenica 28 febbraio. L'ultimo atto, è stata la nomina al vertice della Protezione Civile. "La sostituzione di Angelo Borrelli con Fabrizio Curcio alla Protezione civile è piombata come un fulmine sul governo: nessuno conosceva le intenzioni di Mario Draghi. E nessuno adesso osa fare previsioni su quale sarà il destino di Domenico Arcuri", spiega Il Fatto, confermando come il destino del commissario-a-tutto potrebbe essere segnato.
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E ancora, si legge che in verità "la cabina di regia allargata a tutte le forze politiche esiste". Eppure sui temi più pesanti, "sulle cose che contano", in primis i vaccini, è Draghi in prima persona a toccare da solo palla. E ancora, spiega Il Fatto: " Non i 5 Stelle, che sono fuori dai ministeri chiave della partita. Non il Pd, che al contrario in questa fase soffre le posizioni del presidente della Conferenza Stato-Regioni, Stefano Bonaccini che, da governatore dem dell'Emilia-Romagna, si è schierato con la linea "aperturista" dei presidenti del Nord, guadagnandosi perfino una citazione social della bestia leghista".
Ma dal retroscena, emerge un altro dettaglio significativo. Si legge infatti che anche Roberto Speranza, riconfermato al ministero della Salute su indicazione del Quirinale e di Sergio Mattarella, "ha saputo solo a cose fatte della nomina di Curcio alla Protezione civile". Insomma, tagliato fuori anche Speranza. Certo, il nome di Curcio è indiscutibile: gode di apprezzamento bipartisan e lasciò la guida della Protezione civile nel 2017 solo a causa di gravi motivi familiari. Ma il metodo-Draghi "non tutti l'hanno gradito, almeno in privato".
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Insomma, il decisionismo del presidente del Consiglio starebbe creando i primi problemi. E tra quelli che ci sono rimasti male per la nomina di Curcio, ovviamente c'è l'epurato Borrelli, il quale "sembra che abbia anche rifiutato un altro incarico propostogli dalla Presidenza del Consiglio. Ma a Palazzo Chigi non è arrivata neanche l'eco dei malumori che agitano i partiti. Del resto la nomina del capo della Protezione civile è di competenza del presidente del Consiglio, non del governo", conclude il Fatto Quotidiano.