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Giancarlo Giorgetti, indipendenza sul vaccino: l'incontro al Mise per recuperare il tempo perso

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La campagna di vaccinazione procede troppo a rilento in Italia, dove non si riesce a somministrare il siero a neanche 500mila persone alla settimana, quando invece si dovrebbe viaggiare su ritmi di 300-350mila al giorno. Una svolta potrebbe essere impressa dalla produzione finale del vaccino nelle strutture esistenti già in Italia, in modo da velocizzare l’intero processo di distribuzione e somministrazione. Si attendono novità importanti in questo senso da Giancarlo Giorgetti, che giovedì 24 febbraio incontrerà al Mise il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, per un primo confronto sulla possibilità di produrre in Italia il vaccino anti-Covid. 

 

 

Raggiungere un’indipendenza vaccinale consentirebbe al nostro Paese di dare una svolta decisa alla campagna. “Le grandi multinazionali farmaceutiche hanno tutto l’interesse a stringere accordi di produzione per conto terzi”, ha dichiarato Scaccabarozzi che poi ha aggiunto: “È il caso della Sanofi che produrrà in Francia il prodotto della concorrente americana Janssen”. I tempi di produzione del vaccino sono però comunque lunghi: “Non è come realizzare altri famarci, un vaccino è un prodotto vivo, non di sintesi, va trattato in maniera particolare”. 

 

 

“Il vaccino - ha spiegato ancora il presidente di Farmindustria - deve avere una biforcazione dentro una macchina che si chiama bireattore. Insomma, non è che si schiaccia un bottone ed esce la fiala, da quando si inizia la produzione passano 4-6 mesi”. L’obiettivo è arrivare all’incontro con il ministro Giorgetti con una mappa delle aziende associate dotate delle macchine adatte per partecipare eventualmente alla produzione. 

 

 

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