Mario Draghi, il dossier sul "complotto" contro Giuseppe Conte: l'asse Paolo Gentiloni-Sergio Mattarella
Il passaggio da Giuseppe Conte a Mario Draghi? Tutto già scritto nelle parole di Paolo Gentiloni. Il Fatto quotidiano, in lutto perenne per il cambio della guardia a Palazzo Chigi, ha messo insieme un dossierino con tutte le dichiarazioni pubbliche del commissario Ue italiano all'economia. Si parte dalla fresca intervista dell'ex premier Pd a Repubblica, in cui si sottolinea come l'imperativo dell'Europa e del nuovo governo sarà "evitare gli errori fatti nella crisi del 2008 e non tarpare le ali alla ripresa", Sul tavolo il congelamento e il ricalibramento del Patto di Stabilità. Il punto cruciale, però, è l'immagine di rigore sui conti e affidabilità che dà Draghi all'estero (e negli Usa in particolare) e un'Italia "finalmente virtuosa" e "più concentrata sulle riforme strutturali e meno disattenta alla dinamica del debito" può "spostare gli equilibri interni all'Ue".
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Soprattutto, l'ex presidente della Bce è garanzia di un governo "fortemente atlantista ed europeista". Parole chiave che che già Conte aveva provato a usare nel suo disperato tentativo di restare a Palazzo Chigi, conscio di come la carta atlantista sarebbe stata decisiva con il passaggio da Donald Trump a Joe Biden, Ma sul conto dell'avvocato pesavano i trascorsi e "alcune gravi sbandate" filo-cinesi, per dirla alla Gentiloni.
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Il Fatto ricorda come il commissario Ue, insieme allo stesso Draghi, siano i due consiglieri più ascoltati da Sergio Mattarella in quanto a politica estera ed equilibri internazionali. Ed ecco che il governo Draghi sarà decisivo nel rispostare verso Washington la partita del 5G, e sono significative le deleghe conferite a Giancarlo Giorgetti e Vittorio Colao. Secondo il quotidiano diretto da Marco Travaglio, dalla fine dell'anno scorso "Gentiloni ha fatto da sponda all'operazione Draghi, disseminando segnali più forti via via che Conte si indeboliva", ora tirando la giacca al premier sul Recovery Fund ora frenando sull'ipotesi di elezioni anticipate. Altro segnale di sintonia sospetta tra Gentiloni e il nuovo inquilino di Palazzo Chigi? "Il capo di gabinetto di Draghi è lo stesso che fu con lui, Antonio Funiciello; lo stesso Colao è passato dalla task force a un ministero; un pezzo della burocratja ministeriale è stata suggerita da lui. Draghi non ha certo bisogno di king maker, ma l'aiuto lo avrà gradito di sicuro". Forse però si dovrebbe parlare di buonsenso, più che di complotti.