Mario Draghi, "da chi ha copiato il discorso in aula". Scoop censurato, una bomba su Repubblica
Il discorso di Mario Draghi in aula per la fiducia? "Copiato". Caso imbarazzante a Palazzo Chigi e nella redazione di Repubblica. Il giornalista economico Carlo Clericetti, autore di un blog per il sito del quotidiano diretto da Maurizio Molinari, ha notato come la parte sul fisco e il taglio delle tasse del discorso programmatico del neo-premier alle Camere sia stato di fatto quasi un copia-incolla di un articolo di Francesco Giavazzi, stimatissimo professore della Bocconi e firma del Corriere della Sera, pubblicato sullo stesso quotidiano lo scorso 30 giugno e intitolato "I passaggi necessari sul fisco". Caso abbastanza spinoso dal punto di vista mediatico, che assume altre sfumature perché, come suggerisce il Fatto quotidiano, Repubblica pare aver ignorato il piccolo scoop del proprio giornalista. Forse perché il clima nei "giornaloni", oggi, prevede solo peana ed elogi per il SuperMario dei miracoli.
Qualche esempio del discorso copiato? "Questa osservazione ha due conseguenze. Innanzitutto non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta", scriveva Giavazzi. "Non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano una all'altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta", dice Draghi. "La seconda lezione è che le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, persone che conoscono bene che cosa può accadere se si cambia un'imposta". "Inoltre, le esperienze di altri Paesi insegnano che le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, che conoscono bene cosa può accadere se si cambia un'imposta", dice Draghi.
E così via, con molti altri passaggi praticamente sovrapponibili non solo nel concetto, ma pure nelle parole. Nulla di grave, forse, ma di significativo sì. Sarebbe bastato a Draghi citare le fonti d'ispirazione (rispettabilissime e autorevoli, peraltro). E a Repubblica avere il coraggio di dire che il Re non è nudo, ma in mutande sì. Ma di questi tempi sarebbe reato di lesa maestà.