M5s, Raffaella Andreola e la rivolta dei probiviri contro Vito Crimi: dissidenti salvi, salta il Movimento?
Si sente "sotto pressione", Raffaella Andreola. Lei è una dei probiviri che dovrà decidere se accettare o meno la richiesta di espulsione avanzata dal reggente del Movimento 5 Stelle Vito Crimi nei confronti dei deputati e dei senatori grillini che in Parlamento hanno votato no alla fiducia al neo-premier Mario Draghi e al governo di cui lo stesso Movimento fa parte. I dissidenti hanno disobbedito alla linea politica imposta dai vertici e ora per big come Barbara Lezzi e Nicola Morra potrebbe essere arrivata l'ora dell'epurazione.
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"Se fossi in loro farei ricorso", ha commentato Alessandro Di Battista, ex deputato e leader morale della fronda, che pur rifiutando un ruolo di capo-corrente ha consigliato i suoi ex colleghi a ricorrere alle vie legali per tutelare la propria posizione. Ma è dentro il Movimento che è già iniziata la partita, con esiti potenzialmente esplosivi sotto tutti i punti di vista. Anche perché per la prima volta la "ribellione" parte proprio dal collegio dei probiviri, storicamente schierato con i vertici.
"Credo nelle regole", spiega la Andreola al Corriere della Sera. Un passato in Alleanza nazionale, una carriera da combattiva attivista in Veneto e poi il grande salto a livello nazionale, con la candidatura per un posto tra i probiviri due anni fa, sostenuta dal consigliere regionale veneto Jacopo Berti e dal ministro ai Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà, e come da tradizione pentastellata sconosciuta ai più. Ora anche lei ha il destino del Movimento in mano: "Dal punto di vista emotivo avverto una pressione e una responsabilità molto forti - dice -. Io voglio unire, non dividere, credo nel M5s e nella capacità che al suo interno possano esprimersi sensibilità diverse. E poi c'è il rispetto delle regole e Crimi, secondo me, non le sta rispettando".