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Matteo Salvini spinto dalla scissione M5s: retroscena in Parlamento, perché la Lega ha "le mani" sul governo Draghi

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Brunella Bolloli
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Con i grillini in pezzi, la Lega festeggia. Non solo perché la golden share del governo, adesso, è nelle mani del centrodestra, ma perché, annuncia Matteo Salvini, «nelle prossime ore, e non solo dai Cinquestelle, ci saranno diverse persone che cominceranno il loro cammino con noi, sia alla Camera che al Senato». Il leader del Carroccio comincia la giornata contento. Poco importa se due consiglieri regionali e un europarlamentare l'hanno tradito con la Meloni. Il suo partito è saldamente al governo con Mario Draghi, «persona a cui va la mia stima e la mia lealtà. Di lui mi piace tutto, tranne il fatto che tifa la Roma», ironizza, «ma è pur vero che sul campo di calcio ognuno è libero di tenersi le proprie bandiere». Perfino sull'Europa e sui migranti Salvini sembra soddisfatto perché «nel suo discorso Draghi l'ha detto due volte: cambiare le norme europee. Noi siamo per una politica europea di rimpatri e ridistribuzione».

 

 

AL TAVOLO CON IL PD
La giornata per il capitano è cominciata bene. Dopo il voto di fiducia a Palazzo Madama Lega e Forza Italia, quindi il centrodestra senza Fdi rimasta all'opposizione, sono forza di maggioranza rispetto a Pd e 5 Stelle, basta guardare i numeri (116 tra dem-M5S-Leu) contro i 118 di Lega-Forza Italia e i totiani di Cambiamo. In più l'intergruppo nato per compattare i giallorossi si è già sfasciato, segno che l'unione, da quella parte, è ballerina. I numeri a favore del centrodestra, poi, possono aumentare in caso di scissione dei pentastellati, e già pesano nella partita della nomina dei sottosegretari e viceministri. Anche lì la Lega vuole contare e avrebbe già ipotecato la poltrona di vicepresidente della Camera lasciata libera da Mara Carfagna. «Non è un governo di centrodestra, ammette un Salvini mai come in questo momento generoso con le parole, «ma di unità» e «chi resta fuori perde un'occasione».

 

 

Con il Pd si dovrà dialogare. «Su alcuni temi la vedremo sempre in maniera diversa, come l'idea di famiglia, futuro, società però ora salute e lavoro sono la priorità», spiega, «mettiamoci al tavolo su quello su cui siamo d'accordo e quello che ci divide lo affronteremo quando si andrà a votare». Il capitano è in vena di esternare. Ieri ha cominciato presto in tv chiedendo come mai, nonostante tutti i danni che ha fatto all'Italia, Domenico Arcuri sia ancora al suo posto. Un messaggio al premier affinché «riporti il merito al centro dell'agenda politica: chi lavora bene viene premiato, chi lavora meno bene lascia il posto a qualcun altro». Quindi, la Lombardia, sempre in cima ai suoi pensieri: «È una regione all'avanguardia», dichiara, «ma mancano i vaccini perché qualche genio a Bruxelles ha sbagliato i contratti». Afferma: «Spero che questo fottutissimo virus venga messo all'angolo. La gente ha voglia di uscire di casa. Basta chiusure».

 

 

UDIENZA A CATANIA
Nel pomeriggio Salvini è volato a Catania dove oggi si terrà un'altra udienza del processo sul caso Gregoretti. Saranno sentiti come testimoni Luigi Di Maio, l'attuale titolare dell'Interno, Luciana Lamorgese, e l'ambasciatore Massari. «Spero che loro si ricordino, altri non ricordavano». Con il governatore della Sicilia, Musumeci, Matteo affronta vari temi e si sbilancia sull'idea d'intitolare il Ponte sullo Stretto a Draghi. Alla Camera, intanto, il suo capogruppo Riccardo Molinari avverte: «Non alzeremo totem ideologici su temi come l'immigrazione, quota 100 cento, flat tax, ma pretendiamo che non lo faccia nessun altro. Ma di prescrizione si deve parlare perché è un problema enorme che riguarda la civiltà del nostro Paese». 

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