Vittorio Sgarbi massacra Mario Draghi: "Barbaro mancato e traditore". Eppure al voto in aula... roba da non credere
«Per la considerazione che ho per lei, con sofferenza mi asterrò». Così, alla Camera, Vittorio Sgarbi durante la dichiarazione di voto sulla fiducia al governo. Il critico d'arte ha poi citato il Costantino Kavafis di "Aspettando i barbari" e ha definito Draghi «barbaro mancato». «Sia audace», è stato l'invito rivolto al premier. Dopo la citazione della poesia del poeta greco, il deputato ha dichiarato la sua astensione, concludendo con un "Memento audere semper", citando questa volta Gabriele D'Annunzio.
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Già mercoledì, dopo il discorso al Senato, Sgarbi aveva criticato il premier: «Ha detto cose condivisibili, generiche, soprattutto rispetto a quanto pensavo della sua sofisticata dottrina, ma poi ha detto dieci volte "resilienza", che vuol dire un accomodamento alle mode insopportabile».
In un suo intervento su Il Giornale, poi, Sgarbi continua: "Draghi ha scelto il compromesso con gli zombie, ignorando l'Italia reale. Per questo mi ha deluso. Aspettavamo i barbari per uscire dall'incubo dei fantasmi del governo Conte; e li ritroviamo tutti negli stessi posti, con gli stessi pesi, circondati da una spruzzata di tecnici nei ministeri dove non servono. Non, per esempio, alla Sanità e ai Beni culturali". E ancora, attacca Sgarbi: "Che Draghi abbia tradito le aspettative, lasciando intatti i ministeri principali, con le stesse persone all'Interno, agli Esteri e alla Difesa, perfino ai Rapporti con il Parlamento, con la sola eccezione della Giustizia, sotto il diretto controllo di Mattarella, è del tutto evidente. Come per dire: lasciamo la politica ai politici; io mi occupo, con i miei sodali Giorgetti e Brunetta, di economia.
" Conclude quindi durissimo il critico d'arte: "Chi non avrebbe avuto bisogno dei partiti, come Draghi, mentre i partiti avevano bisogno di lui per sopravvivere, poteva porre le condizioni, non subirle". Invece, secondo Sgarbi, purtroppo, lo ha fatto. Per questa ragione ha deciso di astenersi e di non votare la fiducia.
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