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Matteo Salvini, irritazione per la linea soft del Pd sull'immigrazione: nuovi sbarchi, la strategia del leader della Lega

Matteo Salvini  

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Era prevedibile: la convivenza forzata di politici come Laura Boldrini e Matteo Salvini nella maggioranza non poteva che produrre tafferugli, soprattutto sulla gestione dell'immigrazione. E infatti l'armonia sul tema è durata poco. Praticamente qualche ora, neanche il tempo per Mario Draghi di presentarsi di fronte alle Camere e incassare la fiducia. Ad agitare le acque è stata la Open Arms, nave armata da una Ong spagnola che nei giorni scorsi ha raccolto 143 profughi al largo della Libia. Lo scafo, come da prassi, ha fatto rotta verso l'Italia dopo le operazioni di soccorso. E il ministero dell'Interno ha subito concesso l'autorizzazione allo sbarco.

 

 

Ultimamente capita sempre così, soprattutto da quando Pd e M5S hanno deciso di cancellare i decreti Sicurezza che limitavano l'azione delle varie organizzazioni che navigano nel Mediterraneo a caccia di gommoni. Ieri sera l'imbarcazione è arrivata a Porto Empedocle. Ora bisognerà effettuare test anti-Covid su tutti i passeggeri, dopo quanto successo la scorsa settimana all'arrivo della francese Ocean Viking. Su 422 clandestini entrati nel nostro Paese, ben 49 sono risultati essere positivi al Coronavirus. Così Salvini ha lanciato il primo messaggio al ministro Luciana Lamorgese, annunciando che «le politiche del governo di sinistra, ovviamente, ora che la Lega è in maggioranza, dovranno cambiare».

 

 

In questi giorni si è parlato anche della possibilità di nominare un sottosegretario del Carroccio al Viminale, con l'obiettivo di marcare stretto l'attuale ministro. Per ora, però, il leader leghista frena: «Non vogliamo guardiani, abbiamo scelto di esserci per il bene del Paese prima degli interessi di partito». La posizione della Lega, insomma, è chiara. Ma non è chiaro come sarà possibile conciliarla con quella del Partito Democratico. Nicola Zingaretti durante i colloqui con Draghi ha posto alcune condizioni per appoggiare il nuovo esecutivo. Tra le prime, c'è proprio la questione degli sbarchi. Il Pd non intende concedere alcuna "stretta". E senza nuovi interventi è abbastanza prevedibile quali possano essere le conseguenze. Come noto, gli arrivi dall'Africa lo scorso anno sono letteralmente decuplicati rispetto al 2019 (+948%).

 

 

Se la tendenza dovesse essere confermata - e senza i decreti Salvini è molto probabile che ciò accada - la questione finirà inevitabilmente per esplodere. La Lamorgese è un ministro tecnico, starà quindi a Draghi decidere a chi dar retta tra Pd e Lega. Proprio ieri sera Salvini, intercettato da un giornalista del Fatto fuori da Montecitorio, ha spiegato di aver già incontrato Zingaretti. «Abbiamo parlato di lavoro, del blocco dei licenziamenti, prevenire è meglio che curare», ha spiegato, «Incontrerò tutti i segretari della maggioranza». Nessun riferimento alle questioni più spinose, dalle tasse, alle chiusure fino agli sbarchi. Un momentaneo cessate il fuoco. «Devo sentire anche i Cinque stelle, Forza Italia e Renzi, perché dobbiamo lavorare insieme».

Quello che appare evidente è che la Lega non mollerà sulla questione libica. Alcune frasi di Salvini hanno diffuso la leggenda di un Matteo improvvisamente ultra-europeista perfino sulla gestione dei confini. In realtà la linea del Carroccio resta quella di due anni fa: i Paesi Ue devono accollarsi una quota dei nostri profughi. Altrimenti porti chiusi. «Draghi ha l'autorevolezza per ottenere in Europa quello che Conte non è riuscito a ottenere», ha chiarito il Capitano leghista. Ma questo non significa arrendersi sull'immigrazione. Anzi. 

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