Non è l'arena, "quando è nato il governo Draghi". Vittorio Sgarbi, la telefonata con Renzi e la bomba: il complotto contro Conte
Il piano per portare Mario Draghi a Palazzo Chigi parte da lontano. E lo svela Vittorio Sgarbi, ospite in studio di Massimo Giletti a Non è l'Arena su La7. "Non posso dire il nome - svela il critico eletto in Parlamento con Forza Italia nel 2018, oggi transitato nel Misto - ma uno dei potenti d'Italia, uno che chiamiamo i poteri forti, importante, legato alle più importanti industrie italiane, a maggio ha ricevuto una richiesta da Matteo Renzi per poter incontrare e parlare con Draghi, quindi è da maggio...".
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Sgarbi regala poi una "esclusiva assoluta". "Oggi ho parlato con Renzi, l'ho chiamato. Mi ha detto: 'Io posso anche dire che è finita la mia carriera, ma di tutte le imprese, primarie, sindaco di Firenze, referendum, questa è stata la più difficile, compressa e faticosa. Ed è quella di cui vado più orgoglioso perché io ho tolto quel blocco inadeguato all'Italia".
"Mi sarebbe piaciuto vederti all'incontro tra Draghi e Beppe Grillo", lo punzecchia Giletti. E qui Sgarbi parte con un'analisi approfondita delle dinamiche politiche in atto: "La malattia di origine di Forza Italia e Movimento 5 Stelle è inquietante. Sono i voti che vanno a uno solo, e uno dei due, Beppe Grillo, non viene nemmeno eletto". Il riferimento è a Silvio Berlusconi e, appunto, Grillo.
"La forza della persona è tale da renderlo un voto di opinione, l'uomo da persona diventa simbolo". Su Draghi, Sgarbi è cauto: "Non ha chiesto i voti per gli altri e nemmeno per sé. È un commissario, e io ho preso ordini per un anno da un commissario, il Cts, mai eletto. Draghi sbaglierebbe se facesse qualcosa di politico, non lo ha fatto nessuno dei suoi predecessori".