Luigi Di Maio, lo sfogo "rubato" da Augusto Minzolini: "Sms e poltrone per convincere il M5s a stare con Conte"
Giuseppe Conte le ha provate tutte. Il premier uscente è costretto a cedere lo scranno di Palazzo Chigi a Mario Draghi. Ma non senza aver prima tentato di portare acqua al suo mulino. A svelare i "metodi Conte e Casalino" è niente di meno di Luigi Di Maio. Il grillino, da sempre grande rivale dell'ex presidente del Consiglio, ha raccontato: "Mentre io tentavo di portarli su una posizione dialogante, da Palazzo Chigi arrivavano sms per spingere chessò i due Gianluca, Perilli e Castaldi, a rilanciare la tesi Conte o morte".
Lo sfogo, rilasciato a un amico dal ministro degli Esteri e "rubato" da Augusto Minzolini, fa riferimento alla linea dei Cinque Stelle nei confronti dell'ex numero uno della Bce. E ancora, si legge sul Giornale: "Addirittura Conte faceva promettere a Paola Taverna candidature a chi si schierava su questa linea. Giuseppe - prosegue Di Maio - si era messo in testa che dopo il fallimento di Draghi la palla sarebbe tornata a lui. Invece, non è così. Semmai ci sarebbe da riflettere sul fatto che avendo contro Di Battista, per noi sarebbe meglio avere dentro la Lega che non Forza Italia".
Eppure Di Maio ha sottovalutato l'avvocato del popolo. Come ricorda il retroscenista, dopo otto ore Conte ha preso un'altra piega. L'ex premier si è trasformato in un fan di Draghi. E nel discorso dal suo banchetto raffazzonato fuori da Palazzo Chigi, ha aperto all'economista lanciando l'Alleanza sviluppo sostenibile. Non solo, da buon voltagabbana chiede un governo politico, manda in soffitta l'idea di fondare un partito e - scrive Minzolini - "si candida alla guida dei Cinque Stelle". Il tutto ovviamente sotto l'occhio attento del portavoce Rocco Casalino. È lui che organizza la conferenza stampa, preoccupandosi però che Palazzo Chigi non venga ripreso. D'altronde ormai non è più la sede di Conte.