Mario Draghi, il ragazzo orfano a 15 anni che disse "whatever it takes": chi è il quasi-premier

mercoledì 3 febbraio 2021
Mario Draghi, il ragazzo orfano a 15 anni che disse "whatever it takes": chi è il quasi-premier
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E' stato chiamato a salvare e rilanciare il Paese dopo il fallimento del Conte bis. Mario Draghi, che tutti conoscono come l'uomo che salvò l'euro durante la presidenza della Banca centrale europea, è la persona scelta da Sergio Mattarella per tentare di risollevare le sorti del Paese. Di certo non gli manca il coraggio. Draghi ha imparato a essere coraggioso fin da ragazzo, quando ha perso - a distanza di poco tempo - entrambi i genitori, papà Carlo e mamma Gilda. Aveva 15 anni. Da quel momento fu una sua zia a prendersi cura di lui e dei suoi due fratelli, Andreina e Marcello. Come riporta il Corriere della Sera, Draghi ha studiato al liceo Massimiliano Massimo di Roma dai gesuiti; poi si è laureato nel 1970 con Federico Caffè, uno degli economisti più in vista in Italia.

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In seguito il trasferimento al Mit di Boston, dove Mario Draghi ha avuto l'opportunità di studiare con il premio Nobel Franco Modigliani. Il Draghi pubblico è noto a tutti; quello privato invece un po' meno. Uno dei momenti più intimi in cui è stato ripreso, nel corso degli anni, è stato quello in cui spingeva il carrello al supermercato con la moglie Serena accanto. Fecero il giro del mondo le foto del presidente della Bce intento a fare la spesa. Si tratta dello stesso uomo che nel 2012 pronunciò le ormai celebri parole "whatever it takes", "faremo qualsiasi cosa", per salvare l'euro. La sua guida fu preziosa, vista la speculazione che in quel periodo stava attaccando la moneta unica. 

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Nel curriculum di Mario Draghi, però, non c'è solo la Bce. Tra il 1984 e il 1990 è direttore esecutivo della Banca mondiale, mentre nel 2002 inizia a lavorare in Goldman Sachs, una delle banche d’affari più potenti al mondo. Poi approda alla Banca d'Italia, dove rimane fino al 2011. Molto tempo prima, dal 1991 al 2001, è direttore generale del Tesoro, dove viene chiamato da Guido Carli, ministro del settimo governo Andreotti.