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Giuseppe Conte "scaricato dal Pd"? La frase rubata a Luca Lotti. "Aspettiamo il secondo giro di consultazioni, poi..."

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Sono due le anime all'interno del Partito democratico; da una parte c'è chi spinge per il voto e sfrutta il ritorno alle urne come minaccia, dall'altra invece c'è chi consiglia di temporeggiare ancora un po'. In un angolo, però, c'è anche la speranza di poter riportare la pace tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi. Un'impresa quasi impossibile forse, visti anche gli ultimi retroscena sulla telefonata tra i due, ma la speranza - si sa- è l'ultima a morire. Come ha spiegato Augusto Minzolini sul Giornale, nel partito di Nicola Zingaretti sono due i piani in ballo. C'è sicuramente chi continua a minacciare il voto per convincere gli altri ad accettare Conte a ogni costo e mantenere la tanto cara poltrona. "Io, Zingaretti e Orlando – ha confidato Francesco Boccia – siamo tutti d’accordo: a meno di un intervento pesante di Sergio Mattarella, dobbiamo andare alle elezioni ora, per regolare i conti dentro il partito e con Renzi".

 

 

 

Poi c'è l'altro piano, quello più realista, rappresentato da Luca Lotti. Che - come riportato da Minzolini in un retroscena - avrebbe fatto ai suoi un ragionamento di questo tipo: "Facciamo passare il primo giro di consultazioni, poi noi, ma anche Zingaretti, non possiamo impiccarci sull’altare del Conte ter". Come a dire: vediamo come va adesso, poi al secondo giro - quando non ci sarà più alcuna speranza - scarichiamo il premier dimissionario. Mettendo da parte, quindi, tutte le grandi parole che il Partito democratico ha speso per il cosiddetto avvocato del popolo in questi giorni.

 

 

 

Ieri, infatti, durante le consultazioni del capo dello Stato, Nicola Zingaretti ha ribadito la linea del Pd. "Sosteniamo l'incarico al presidente uscente Conte per un governo che possa contare su un'ampia e solida base parlamentare, che sia nel solco della migliore tradizione europeista, che sia in grado di affrontare le emergenze della pandemia e che realizzi con riforme istituzionali quella macchina pubblica in grado di far ripartire il Paese", ha detto il leader dei dem, per poi lasciare il Quirinale con la sua delegazione senza rispondere alle domande dei giornalisti. 

 

 

 

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