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Consultazioni, la nota del centrodestra: "Tutte le forze insieme al Quirinale", per Giuseppe Conte si mette male

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Dal vertice del pomeriggio esce un centrodestra unito, coeso, compattissimo. Al termine dell'incontro a cui hanno preso parte tra gli altri Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, in una nota è stato fatto sapere che "il centrodestra unito in tutte le sue componenti (Lega, Fi, FdI con rappresentanti di Udc, Cambiamo! - Idea e Noi con l’Italia) ha chiesto al Presidente della Repubblica di partecipare alle Consultazioni con una delegazione unitaria". Si attende, insomma, la risposta di Sergio Mattarella.

E ancora, la nota fa sapere: "Nel corso del vertice, il centrodestra ha ribadito la necessità che l’Italia abbia in tempi rapidi un governo con una base parlamentare solida, una forte legittimazione  e non, invece, un esecutivo con una maggioranza raccogliticcia. La coalizione è pronta a sostenere in Parlamento tutti i provvedimenti a favore degli italiani, a partire dai ristori e dalla proroga del blocco delle cartelle esattoriali. Ferme restando le posizioni già espresse al Presidente della Repubblica nel corso dell’ultimo incontro, il centrodestra si affida alla sua saggezza", concludono i leader. 

Insomma, i leader compatti al Quirinale. Un chiaro messaggio a Giuseppe Conte, in particolare da Forza Italia: centrodestra unito e, a questo punto, determinato a sbarazzarsi di Conte. Nelle ultime settimane, infatti, si sono rincorse le indiscrezioni circa un "travaso" da FI verso una nuova maggioranza, che alla luce di questa compattezza appare più improbabile. Certo, schegge impazzite potrebbero comunque agire in autonomia e porsi al di fuori del partito.

Resta però da comprendere quale sia la posizione unitaria del centrodestra sulle prospettive nel caso si proceda alla creazione di un nuovo governo senza Conte premier. Tajani ha fatto in precedenza sapere di essere favorevole, con Forza Italia, a un governo di unità nazionale, senza però specificarne gli orizzonti temporali. Salvini invece ha aperto a un governo di emergenza fino a giugno, poi elezioni. La Meloni, infine, prende in considerazione soltanto il voto, sfilandosi da ipotetiche nuove maggioranze.

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