Rocco Casalino, Dagospia: perché il Quirinale lo costringe a "cedere la cabina di regia"
Per ora, l'unica certezza dopo le dimissioni rassegnate dal premier Giuseppe Conte al Quirinale è che le consultazioni per la formazione del nuovo governo partiranno mercoledì pomeriggio. Il Capo dello Stato Sergio Mattarella, dopo aver ricevuto Conte, "si è riservato di decidere e ha invitato il governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti", ha annunciato il segretario generale del Quirinale Ugo Zampetti. Al di là dei formalismi, come suggerisce Dagospia è significativo un passaggio: "Mattarella - nota il sito di gossip politico fondato e diretto da Roberto D'Agostino - avrebbe potuto conferire a Conte un pre-incarico o un mandato esplorativo laddove Giuseppi gli avesse dato garanzie sui numeri", tanto più che proprio il Colle ha suggerito più volte più o meno ufficialmente al premier di fare presto e chiudere alla svelta le tensioni con gli alleati poi esplose in una vera e propria crisi di governo.
Evidentemente, continua ago, "queste garanzie sono venute meno". Conte cioè non avrebbe (o non avrebbe ancora) dalla sua un numero sufficiente di senatori per blindare la sua eventuale maggioranza allargata a Palazzo Madama, aula cruciale per sciogliere le riserve. Anche per questo in queste ore si stanno dando da fare alcuni responsabili per raggruppare un numero sufficiente di "costruttori" (si parla di 12-14 senatori) riuniti sotto l'egida di un solo gruppo (il Maie?), condizione unica e fondamentale per tentare "la strettoia" del Conte Ter, come definita dallo stesso premier dimissionario. Proprio per questo motivo Mattarella "ha deciso di prendere in mano una situazione ingarbugliatissima", in cui peseranno come macigni le parole di Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.
Se dai colloqui con Italia Viva e Forza Italia dovessero emergere nomi alternativi a quello di Conte per Palazzo Chigi, in grado di trovare il consenso anche dei "responsabili", allora per l'avvocato del popolo non ci sarebbe più spazio. Di sicuro, conclude con più di un pizzico di soddisfazione Dago, "la cabina di regia passa da Rocco Casalino a Zampetti, da Palazzo Chigi al Quirinale". Piccole soddisfazioni per ridimensionare un Palazzo Chigi diventato ormai copia (sbiadita e decisamente meno divertente) del Grande Fratello.