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Giuseppe Conte, quella volta al ristorante con Salvini e Di Maio: "Lì capirono che ci aveva preso gusto"

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Che Giuseppe Conte potesse prenderci gusto a fare il premier, molti lo sospettavano. Quando fu scelto dai cinquestelle e chiamato al Quirinale per formare il primo suo esecutivo (l'alleanza Lega-cinquestelle) la vulgata popolare e anche i mass media descrivevano Conte come un uomo di Salvini e Di Maio, con non molta autonomia politica. Come se i due allora vicepremier decidessero e il premier eseguisse. Ma già dall'inizio - racconta Repubblica - qualcosa doveva essere stato notato dai due leader politici in certi comportamenti dell'avvocato del popolo.

 

 

 

 

Il premier infatti invitava i ministri al ristorante, all'Arancio d'oro, anche due volte. Sceglieva quella location per parlare dei problemi e delle riforme da affrontare. Sempre in un clima festoso, parlava così di legge elettorale, chiudendo il pranzo con un classico millefoglie tricolore. E pagava di tasca sua. "Forse fu lì che i ministri e i capi partito si accorsero che ci stava prendendo gusto, ma tanto, anzi forse troppo. Scoprirono che Conte era un sommelier, che si compiaceva dell'imitazione di Marcorè", scrive sempre Repubblica.

 

 

 

 

Qualcuno allora torna indietro nel tempo e ricorda il viaggio di Conte, filmato dalle telecamere, nella casa dove era vissuto da piccolo, in Puglia a Candela provincia di Foggia. Raccontava che quando era bimbo giocava a saltare sul letto e poi nella vasca da bagno con le paperelle. In più si fece riprendere con i bambini in braccio, al ping pong coi disabili. Una sorta di storytelling, probabilmente creato ad arte da suo portavoce politico Rocco Casalino, per iniziare a creare un personaggio politico autonomo dalle figure ingombranti di Salvini e Di Maio. L'esempio più fulgido di come il premier ormai puntava ad avere una sua autonomia politica fu a Narni, quando già era però al Conte Bis con la nuova maggioranza giallorossa. Davanti ad un gruppo di studentesse "pronunciò una frase che ancora oggi risuona come la più straniante verità: 'Studiate, studiate, che può capitare anche a voi di diventare premier'", conclude Repubblica. Sintomo che ormai ci aveva veramente preso gusto a stare nella stanza dei bottoni.

 

 

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