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Giuseppe Conte si dimette: le ultime 48 ore di telefonate disperate. La carta delle 12 poltrone: "A chi ha offerto ministeri"

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Riparte dalle ultime 48 ore, Giuseppe Conte. Il premier ha annunciato le proprie dimissioni al Consiglio dei ministri di martedì mattina e salirà al Quirinale per rassegnarle al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nonostante i partiti della maggioranza siano sempre più divisi sul da farsi (appoggiare un Conte-ter o riprendersi Italia Viva cambiando premier?), l'avvocato di Foggia sembra determinato nel provare a rilanciarsi assicurando al Capo dello Stato di avere in mano una maggioranza allargata e solida, alla Camera ma soprattutto al Senato. "Per il progetto che viene definito di Salvezza Nazionale - scrive Repubblica -  sarà allora indispensabile chiudere il contenzioso con Matteo Renzi e calamitare almeno una parte di centristi e dei responsabili di Forza Italia".
 

 

 

Due sono le carte da giocare in questo scenario: la volontà di molti (compreso Mattarella) di non andare ad elezioni anticipate a ridosso del semestre bianco e la possibilità di distribuire poltrone ministeriali a chi fino a oggi è rimasto all'asciutto. I retroscena parlano di un Renzi che chiede per sé tre ministeri (prima ne aveva 2). Sperano anche i senatori Udc Paola Binetti e Antonio Saccone e chissà, qualche onorevole in uscita da Forza Italia (anche se Silvio Berlusconi nega). Si parla di "spacchettamenti" di ministeri per moltiplicare fino a 12 i posti a disposizione, di sondaggi privati tramite il capo di gabinetto del premier, Alessandro Goracci. Si prova il tutto per tutto, insomma, e lo slittamento dell'incontro con Mattarella (stizzito) è servito proprio a guadagnare qualche ora. Il tempo di fare una manciata di telefonate. Anche se il clima a Palazzo Chigi non è dei migliori: "Stavolta non è affatto detto che riuscirò a farcela", sarebbe stata la confidenza di Conte ai suoi.

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