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Sergio Mattarella, l'accusa di Renato Farina: "Non è Napolitano, ha deciso di essere neutrale di fronte al voto di scambio"

Renato Farina
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Dicono i quirinalisti che il Capo dello Stato ha le mani legate. Il problema è che in questo modo lascia slegatissime quelle assai svelte di chi gioca al mercimonio democratico. Da oggi al giorno 27 Sergio Mattarella ha dato tempo a Giuseppe Conte di tappare i buchi in Parlamento. Cinque giorni per cinque senatori. Secondo voi, com' è che se li procurerà l'avvocato coi suoi giannizzeri di corte? Chi doveva votarlo ha già udito il suo discorso e i suoi appelli «a socialisti, liberali, moderati» e forse anche a biondi e capelloni. Ha detto sì, no o si è astenuto. Non c'è altra occasione pubblica di convincimento e conversione. Ma dai. Abbiamo capito tutti quale partita si sta svolgendo sotto coperta. Non ci saranno atti di pirateria all'arma bianca, ma si scambieranno i c***i loro, secondo il detto immortale di Antonio Razzi. Possibile che il Paese debba restare immobile, con la campagna vaccinale in malora, una debolezza spaventosa nel rapporto con la Pfizer, in attesa che emergano dalla suburra i comancheros di Casalino con gli scalpi utili a incassare la posta del potere? È tollerabile tutto questo? Non parliamo per noi, siamo gente volgare noialtri. Ma un'autorità di alto sentire qual è senz' alcun dubbio Mattarella come può osservare e tacere? Sapere e fingere di non saperlo?

 

 

CINQUE GIORNI
Cinque giorni. Infine Alfonso Bonafede (M5S) sottoporrà alle due assemblee parlamentari la relazione sulla giustizia, della quale regge il ministero. Italia Viva, astenutasi martedì, consentendo la sopravvivenza a Conte, stavolta voterà contro. E allora? Davvero è possibile immaginare un uomo retto come Sergio Mattarella essere neutrale su quel che neutrale non è, cioè lo schifo di un voto di scambio non di politica ma di vettovaglie, di quei cascami della politica che sono inevitabili ma non possono erigersi ad asse portante di un governo che abbia un minimo di legalità repubblicana. Legalità è una parola esagerata. Diciamo decoro. A leggere i resoconti di quel che sta accadendo sul Colle più alto, si percepisce l'amarezza del Capo dello Stato. Si dice che la «sua moral suasion si sta esaurendo». Alcuni sostengono che abbia dato i quindici giorni a Conte per consolidare la maggioranza con innesti che rimedino alla debolezza di una «minoranza assoluta», qual è quella determinatasi al Senato con 156 voti a favore invece dei 161 richiesti dalla prassi anche se non dalla lettera del regolamento. In effetti Silvio Berlusconi nel novembre del 2011 alla Camera ottenne la maggioranza relativa ma mancò di soli due voti quella assoluta. A differenza di Conte, Berlusconi si recò al Quirinale immediatamente. Non si è mai capito se fu lui a dimettersi o fu Giorgio Napolitano a imporgli le dimissioni. «disciplina e onore»

D'accordo. L'articolo 27 della Costituzione stabilisce: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». In questo modo - e giustamente - i padri della Repubblica intesero garantire agli onorevoli totale agibilità di coscienza. Ma esiste un altro articolo che è il 54, secondo comma: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore». Ed esistono pure alcuni comandamenti venuti giù direttamente dal Sinai scritti su pietra dal dito di Dio: «Settimo. Non rubare», ma va bene anche il numero 6: «Non fornicare», e non intendiamo quello che state pensando, ma la prostituzione del proprio mandato popolare. Ci rendiamo conto. Nella pratica, cioè nella Costituzione che Norberto Bobbio chiamava «materiale», esiste un voto di scambio autorizzato e penalmente sanificato a priori: purché giovi al carrozzone di saltimbanchi della sinistra, come in questo caso. Abbiamo tutti in mente come si mosse la magistratura. E pure il Senato nella persona del presidente Pietro Grasso, quando il centrodestra convocò in proprio soccorso personaggi equivoci (vedi il caso De Gregorio) ed era certo meglio non accadesse.

 

 

Stavolta nulla accadrà dal lato dei pm, non siamo qui a chiedere la par condicio, e a perderci in temerari slogan tipo la legge è uguale per tutti. Far breccia negli stati d'animo della magistratura non è una presunzione che ci arroghiamo. Quando ieri mattina è giunta notizia di un avviso di garanzia per mafia con annessa perquisizione a casa del segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, ci siamo domandati perché così tardi. Il poveretto aveva detto di no tre giorni fa al trasloco dei suoi parlamentari nelle file dei giallorossi. Cesa ha dato subito le dimissioni: qualcun altro adesso, magari più sensibile, provvederà a rispondere alle telefonate per la fornitura di grembiulini giallorossi da «costruttori». fregare le noccioline La Costituzione dà enormi poteri al presidente della Repubblica sullo scioglimento delle Camere e sulla scelta di capo del governo e ministri. Dà anche il potere di interpretazione del suo proprio ruolo. E Sergio Mattarella non è Francesco Cossiga, e neppure Giorgio Napolitano. Legittimamente, ovvio. Il suo stile gli ha consentito in questi giorni solo di ricevere in visita «di cortesia» sia il presidente del Consiglio sia le opposizioni. Il primo, Giuseppe Conte, ha esposto il suo programma. Non intendiamo quello contro il Covid e pro vaccinazioni, figuriamoci, ma quello dello scoiattolo: fregare le nocciole dalle altre tane. Salvini, Meloni e Tajani supponiamo abbiano chiesto un altro governo o elezioni presto. Risposta? Il Presidente della Repubblica ha le mani legate. Dietro o davanti alla schiena non sappiamo. Le tiene inoperose, che peccato. 

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