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Giuseppe Conte, rumors dal Senato: l'attacco ai sovranisti gli costa altre defezioni? Si complica la corsa alla fiducia
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La sintesi del discorso di Giuseppe Conte alla Camera? Vi prego, salvatemi. Già, il premier sta prendendo atto di non avere i numeri al Senato e si rivolge in una sorta di disperato appello ai cosiddetti costruttori che potrebbero salvargli la poltrona. Appello rivolto soprattutto alle forze di centrodestra. A Forza Italia. Disperazione, appunto. "Questo Governo intende perseguire un progetto politico ben preciso, che mira a modernizzare il Paese, migliorando le sue infrastrutture materiali e immateriali, compiendo la transizione energetica e digitale, potenziando l'inclusione sociale, il tutto nel segno dello sviluppo sostenibile", ha premesso. E ancora: "Questa alleanza sarà chiamata a esprimere una imprescindibile vocazione europeista. Forze politiche, quindi, che sono chiamate a operare una chiara scelta di campo contro le derive nazionaliste e le logiche sovraniste".
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Insomma, appello disperato ma non rivolto a tutti. Coi sovranisti, mai. Un secco "no" a Lega e Fratelli d'Italia, contro quella che bolla con disprezzo come "deriva nazionalista" e "logiche sovraniste". No scontato, ma che avrebbe potuto evitare: a quale pro? Chi mai avrebbe immaginato che un leghista o un meloniano passasse con Conte? Presto detto: nessuno. Quelle di Conte sono state parole pesantissime e che, stando a boatos parlamentari e secondo quanto riferiscono autorevoli osservatori - tra i quali Marco Conti del Messaggero e la direttrice de La Nazione, Agnese Pini - potrebbero avere clamorose conseguenze. Ma contro il premier. Insomma, un effetto-boomerang che non aveva messo in conto.
Se il premier infatti ambisce a rosicchiare qualche voto dall'alveo del centrodestra (ammesso e non concesso che sia possibile), sparare ad alzo zero contro le due principali forze dell'alleanza, per certo, non è una mossa saggia o lungimirante. Questo perché in caso di "tradimento", ovvero se qualcuno decidesse di accordargli la fiducia per le più disparate ragioni, alla luce di quanto detto contro Matteo Salvini e Giorgia Meloni, le conseguenze politiche dell'ipotetica mossa dei voltagabbana sarebbero pesantissime. Chi sarebbe disposto, infatti, a passare con Conte per un governo dagli orizzonti limitati liquidando ogni possibilità di essere riaccolto nel centrodestra, coalizione che sondaggi alla mano, ormai da anni, è davanti a tutti? L'azzardo sarebbe enorme.
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E dunque, eccoci all'effetto-boomerang: è opinione diffusa che Conte, con quanto detto in aula, possa addirittura aver fatto scendere i suoi numeri al Senato. Forse, anche chi tra i cespugli centristi sarebbe stato pronto a votargli la fiducia, dopo la sparata anti-sovranista in aula, potrebbe tirarsi indietro. Un premier kamikaze, insomma. Parole, quelle di Conte, che danno la cifra della sua attuale disperazione politica: no, i numeri sembrano proprio non esserci. Anzi, forse saranno ancora minori rispetto a quanto dava per acquisito.
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