Giuseppe Conte, "non ci penso nemmeno". La clamorosa sfida a Pd e Italia Viva durante il saluto ai giornalisti
Covid e crisi di governo, Giuseppe Conte in difesa su tutto. Il premier, nel consueto appuntamento di fine anno con la Stampa parlamentare, cerca di dribblare in ogni modo le spine di questo 2020, nato sotto i peggiori auspici dell'epidemia e di fatto conclusosi con le ombre della sfiducia in Parlamento.
Le deleghe ai servizi segreti non si toccano, mette in chiaro Conte: "Chi mi chiede di lasciarle spieghi perché, la legge prevede questa possibilità". Uno schiaffo sonoro a Pd e Italia Viva. "Il premier non sfida nessuno, ha la responsabilità di una sintesi politica e di un programma di governo - prosegue -. Per rafforzare la fiducia e la credibilità del governo e della classe politica bisogna agire con trasparenza e confrontarsi in modo franco. Il passaggio parlamentare è fondamentale. Finché ci sarò io ci saranno sempre passaggi chiari, franchi, dove tutti i cittadini potranno partecipare e i protagonisti si assumeranno le rispettive responsabilità". Se un partito toglierà la fiducia, sottolinea il premier, allora cadrà il governo. "Un’altra cosa non mi appartiene oltre agli ultimatum. Noi stiamo lavorando al futuro del Paese, stiamo lavorando per il Recovery Plan, abbiamo fatto una manovra espansiva di 40 miliardi, lavoriamo al Bilancio europeo, sono qui per programmare il futuro. Non potrei distogliermi da questi impegni per impegnarmi in una campagna elettorale" che rischia però di iniziare già tra poche settimane. E proprio il Recovery Plan è la carta, oltre che la grana, che potrebbe decidere le sorti dell'esecutivo: "Se non abbiamo ancora la struttura di governance vuol dire che dobbiamo affrettarci. Sto a dire che dobbiamo accelerare e avremo riunione finale entro qualche giorno, al massimo inizi di gennaio. Dobbiamo correre". "Dobbiamo avere una prospettiva di legislatura nel quadro dell’occasione storica dei 209 miliardi del Recovery plan. Ma non possiamo permetterci di galleggiare".
Perché l'Italia è stata la più colpita in Europa dal coronavirus? La domanda mette Conte in imbarazzo: "Teniamo conto che l’Italia è stato il primo Paese europeo e occidentale in cui è scoppiata la pandemia in modo così incisivo. Questo ci ha complicato la risposta e abbiamo dovuto elaborare risposte che non ci consentivano di riprodurre quelle applicate altrove. Aspettiamo a fare bilanci: avremo sempre il massimo impegno per limitare le limitazioni delle libertà personali. Nella seconda ondata le misure restrittive sono dappertutto e a volte anche in modo più incisivo che da noi". Conte dice no all'obbligo di vaccinazione, ma assicura: "Io stesso per dare il buon esempio lo farei subito ma è giusto rispettare le priorità approvate dalle Camere. Quando inizieremo ad avere un impatto significativo potremo dire di aver concluso la fase uno (del piano vaccinale ndr), quando saranno vaccinate 10-15 milioni di persone, non credo prima di aprile".