Luigi Di Maio e gli insulti contro Matteo Salvini: "Un uomo in trappola, ecco la sua ultima menzogna"
Sono lontanissimi i tempi gialloverdi. Luigi Di Maio e Matteo Salvini si sono lasciati alle spalle il governo targato M5s-Lega, ma i sassolini nella scarpa sono rimasti. A puntare il dito, ancora, contro il leader del Carroccio ci pensa l'ex numero uno dei grillini. Pretesto? La crisi dell'attuale governo. "Per uscire da una situazione in cui si è messo da solo - tuona Di Maio sulle colonne del Fatto Quotidiano - finge di chiedere il governo istituzionale, ma con l'intenzione di portarci al voto". Il riferimento ovviamente è all'ex alleato definito dal Cinque Stelle "intrappolato nel Papeete". Nulla di nuovo sotto il sole. Anzi, l'ennesimo clichè.
Poi è il titolare della Farnesina a doversi difendere dalle accuse. Di Maio è finito al centro della polemica assieme a Giuseppe Conte per essere volato in Libia a recuperare i pescatori italiani. Fin qui nulla di strano se non fosse che il viaggio è stato incoronato da un faccia a faccia con Khalifa Haftar. E così a tanti sorge il dubbio sul caro prezzo pagato a un governo non riconosciuto. "Noi con Haftar - mette subito le mani avanti - abbiamo sempre parlato, nell'ultimo anno lo abbiamo visto nove volte. Ma da tre mesi le nostre relazioni erano interrotte. Per liberare i pescatori ci aveva chiesto il rilascio di quattro scafisti, richiesta impossibile da esaudire. In cambio della liberazione dei nostri cittadini abbiamo riallacciato i rapporti con lui". Ha detto poco.