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Verifica, retroscena su Maria Elena Boschi: "Ah, complimenti". Una frase per umiliare Gualtieri (e un gelo siderale)

Elisa Calessi
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Di task force, per ora, non si parla più, fanno sapere, trionfanti, da Italia Viva alla fine dell'incontro con Giuseppe Conte, durato più di due ore. E sui contenuti del Recovery Plan, messa da parte la bozza iniziale, se ne riparlerà la prossima settimana, quando arriveranno i contributi di tutti, a cominciare da quelli dei renziani, che porteranno un nuovo documento. Certo, i nodi politici restano intatti: Matteo Renzi chiede di ricorrere al Mes sanitario - e ieri la delegazione è tornata a chiederlo al premier - chiede a Conte di rinunciare alla delega ai Servizi. Continua a non vedersi una visione politica comune e il rimpasto continua ad aleggiare, senza che nessuno sappia come affrontare il tema. Se, una settimana fa, si accusava Conte di non essere all'altezza della sfida, non è che adesso sia successo qualcosa che possa cambiare radicalmente il giudizio. Ma tant' è. La disponibilità a discutere, un classico di questo governo, basta, per ora, come appiglio a Renzi per congelare quella che sembrava una crisi inesorabile. L'impressione, insomma, è che il leader di Iv abbia deciso, per ora, di aspettare. Di prendere tempo. Almeno fino alla Befana.

 

Ma è una tregua, non la fine della guerra. Perché i problemi restano tutti. E le tensioni pure, come dimostrano i battibecchi che ci sono stati durante e dopo l'incontro. Conte avrebbe detto: «Ma chi ha detto che volevamo fare un emendamento alla legge di bilancio (quello sulla task force per gestire il Recovery Plan, n.d.r.)?». E Maria Elena Boschi ha ribattuto: «Voi, all'articolo 184 della legge di bilancio». Al che Conte avrebbe risposto: «Impossibile». E Teresa Bellanova: «Ma ci prendete in giro?». A quel punto anche i ministri Riccardo Fraccaro e Roberto Gualteri avrebbero, imbarazzati, replicato a Conte che, «presidente, effettivamente è così», l'emendamento c'era. Altro scontro, poi, ci sarebbe stato sul contenuto del Recovery Plan.

Mentre si stava esaminando la bozza, la Boschi avrebbe fatto una domanda sulla riforma della giustizia. Il ministro Gualtieri avrebbe risposto che lui il piano non lo aveva letto. «Ah complimenti!», avrebbe commentato, ironica, la ministra Bellanova: «Ma davvero non hai letto il piano?». Seguiva siparietto, sempre secondo le ricostruzioni, tra il ministro Amendola e Gualtieri, a rimpallarsi di aver letto o no il piano. Ma se Iv punzecchia, non è da meno il Pd. Chi parla ora di crisi «non sta bene», ha detto il ministro Francesco Boccia, quando la delegazione renziana è uscita. Mentre Amendola ha contestato l'affermazione fatta dalla Bellanova secondo cui non ci sarebbe più una task force a presiedere alla realizzazione del Recovery Plan: «È una cosa che apprendo dalle dichiarazioni di Bellanova» alla stampa, ha detto.

E ha precisato che «l'idea di una governance è nelle linee guida della commissione Ue, a pagina 33. L'Ue ci chiede una struttura che monitori» i progetti. «Poi ogni Paese sceglie come costruirla». Scontri a parte, il termometro della crisi oggettivamente è tornato a scendere. «Gli italiani possono stare tranquilli, da parte nostra c'è un lavoro leale per dare una soluzione ai a problemi di questo Paese», ha detto Bellanova. «Finalmente cominciamo a discutere di qualche numero e per quanto riguarda la task force non c'è più l'emendamento» che doveva istituirla. «Lavoriamo sui progetti e vediamo cosa c'è dentro». Quanto al rischio di andare a votare, «le percentuali che mi preoccupano sono quelle delle assunzioni rilevate dall'Inps». Ha poi raccontato che sono tornati a porre una domanda: «Se ci sono solo 9 miliardi per la sanità, perché non si riflette sulla possibilità di utilizzare i 37 miliardi del Mes che hanno minori condizionalità rispetto a quelle che prevede il Recovery?».

 

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