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Roberto Speranza, indiscreto: "Gli serviva uno spot prima di Capodanno", la verità sul vaccino il 27 dicembre

Lorenzo Mottola
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Il 27 dicembre in Italia inizierà la distribuzione dei vaccini contro il Covid, ma chiariamolo subito: non è una cosa seria. «Sarà un giorno simbolico» ha ammesso anche il nostro super-commissario per la pandemia Domenico Arcuri. Cosa significa? Che in realtà le dosi che verranno fornite al nostro Paese saranno appena 9.750, sufficienti per sottoporre al trattamento meno di 5.000 persone. La campagna vera e propria partirà, nella migliore delle ipotesi, a metà gennaio. Anche se è ormai evidente che il piano entrerà nel vivo a marzo e che la maggioranza dei nostri cittadini dovrà aspettare addirittura l'estate. I governi dell''Unione Europea, però, hanno trovato un accordo per organizzare il cosiddetto V-day, ovvero un momento in cui contemporaneamente in tutti i Paesi della comunità un volontario si farà iniettare il nuovo farmaco di fronte a telecamere e fotografi. Perché questa sceneggiata? Semplice, per evitare ai Paesi in ritardo di fare una figuraccia. Non a caso Giuseppe Conte e Roberto Speranza hanno caldeggiato l'iniziativa. Uno spot non molto utile, anche perché per distribuire queste poche fiale bisognerà comunque attivare dei sistemi di trasporto molto complessi.

 

 

 

Serve il gelo - Il siero della Pfizer si deve conservare in congelatori speciali a -80 gradi. E in alcune Regioni ne arriveranno poche centinaia di unità : in Liguria appena 320, in Umbria meno di 100, per fare due esempi. Il tutto secondo criteri che lo stesso De Luca ha bollato come "misteriosi", «ci si aspetterebbe che tutto avvenisse in percentuale rispetto alla popolazione delle diverse Regioni, invece non è così».

Il confronto  - Facciamo un piccolo confronto: negli Stati Uniti entro la fine dell'anno saranno già state consegnate 25 milioni di dosi del prodotto della Pfizer: una per ogni 13 abitanti. Da noi il rapporto è di 1 ogni 6.000. Entro febbraio la Casa Bianca conta di aver già sottoposto alla cura 200 milioni di persone. Per noi è fantascienza: per febbraio è previsto il picco della terza ondata. L'Ue sta così cercando di correre ai ripari: ieri è stato firmato un altro accordo con Moderna per una fornitura di 80 milioni di siero. Quest' azienda è la seconda che ha terminato tutto il ciclo di test necessari per poter mettere in commercio il suo prodotto. La particolarità è che non presenta le stesse difficoltà di conservazione della cura della Pfizer, resiste anche a -2 gradi. Le consegne, in teoria, dovrebbero iniziare già a gennaio.
 

Il siero di Mosca - L'altro punto riguarda lo Sputnik, ovvero il vaccino prodotto in Russia, che è già in fase di distribuzione e che è stato acquistato da molti Paesi del mondo. L'Argentina ne ha comprato quantità enormi, così come l'India. Nell'Unione nessuno avrebbe scommesso su un sorpasso di Mosca sulle aziende occidentali e tanti hanno riso quando il Cremlino ha annunciato che la fase di test era terminata con successo. Qualcuno, però, inizia a pensare che la cura di Putin funzioni davvero: i russi hanno avviato ieri le procedure per autorizzare la vendita nell'Ue. E il governo tedesco si è detto disponibile a produrla in Germania. L'Italia avrà anche un altro problema: convincere le persone a vaccinarsi. Secondo un sondaggio dell'Osservatorio Silver, appena il 54% degli over 50 vuole farsi immunizzare. Una percentuale che non cresce di molto tra gli over 65: 59%. E perfino tra medici c'è qualche scettico. Il governo ha infatti iniziato a far circolare dei questionari negli ospedali per sondare la disponibilità del personale ad assumere il nuovo medicinale. In alcune province l'adesione è stata molto bassa: il 40% degli operatori della sanità dell'Alto Adige si è rifiutato di partecipare alla campagna.

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