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Piercamillo Davigo, caso Palamara: "Le cene con Stefano Fava? Non ricordo"

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Raffaele Cantone, procuratore di Perugia, ha minacciato di mandare i carabinieri a prendere Piercamillo Davigo se non si fosse presentato a testimoniare sul Caso Palamara. L'ex pm di Mani ulte aveva già rifiutato l'invito fattogli dai difensori Palamara, ma stavolta davanti alla richiesta di Cantone non ha potuto declinare. Doveva spiegare i suoi rapporti con Palamara e gli altri protagonisti del caso che ha scombussolato la magistratura. Ha risposto in modo non chiaro, molti non ricordo e sulla domanda chiave, alla fine, si è appellato al segreto di ufficio.

 

 

Non ha voluto rispondere sui suoi rapporti con Sebastiano Ardita, membro del Consiglio superiore della magistratura, eletto nella corrente fondata e guidata da Davigo. Ottimi rapporti tra i due fino a quando avviene un famoso pranzo con due pm romani, Erminio Amelio e Stefano Fava. Fava è oggi sotto processo per un esposto rivelatosi falso contro i magistrati Pignatone e Ielo, al Csm. "Escludo categoricamente che Fava mi disse che intendeva presentare un esposto contro Pignatone o Ielo", ha rivelato Davigo. Ma Fava dice il contrario e Davigo ha spiegato a Cantone che, "può essere che Fava mi abbia parlato di dissapori col suo capo, se lo ha fatto le sue lamentazioni dovevano essere così generiche che io non ne ricordo l'oggetto", ha confessato. Evidentemente, scrive il Giornale, uno dei due mente. A poter dire la verità può essere proprio Ardita, presente a quel pranzo, e anche lui interrogato a Perugia, ma il suo verbale è ancora sotto chiave. "Non posso spiegare interamente la vicenda in quanto coperta in parte da segreto d'ufficio", si è difeso ancora così su questa questione Davigo. Il procuratore Cantone però vuole vederci chiaro. 

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