Pierpaolo Sileri contro Roberto Speranza: "Sciatteria, pressapochismo, sempre assente". Il vice vuole le dimissioni del ministro
Anziché inseguire Matteo Renzi per i corridoi del palazzo, il presidente del Consiglio dovrebbe rendere conto agli italiani sul "caso Sileri". Perché qui le ipotesi sono due: o il viceministro parla a vanvera, e dunque è il caso che lasci il governo, visto che di tutto c'è bisogno tranne che dell'ennesimo quaquaraquà che distribuisce allarmismi per prendersi due titoli sui giornali, oppure dice il vero, e allora chi deve andarsene subito è Roberto Speranza. Giuseppe Conte dovrebbe avere la cortesia di affrontare la questione e far sapere, che le accuse sono gravissime e c'è la nostra pelle di mezzo. Per chi se lo fosse perso, Pierpaolo Sileri è un apprezzato chirurgo e in questo periodo disgraziato ha l'incarico di viceministro della Salute. «L'unico grillino con un mestiere», è la battuta che lo accompagna, ma pare sia falsa: ce ne sarebbero altri cinque o sei, nascosti tra i banchi di Camera e Senato. Di certo è il classico caso in cui il sottoposto potrebbe dare ripetizioni al superiore, non essendo Speranza in grado di distinguere la cistifellea da una pillola anticoncezionale.
Un 5stelle che lavora
Sileri ha iniziato col segretario generale del ministero della Salute, Giuseppe Ruocco: «Avendo visto i verbali in cui è sempre assente, credo che la cosa migliore è che lui si dimetta». Per come è organizzato il ministero, ha proseguito Sileri, «non si troverà mai una catena di comando. È ora di cambiare questa cosa, altrimenti i centomila morti che avremo non saranno serviti a nulla». E magari le cose stanno davvero come dice lui, col segretario generale che diserta tutte le riunioni sul Covid e l'intera struttura che va avanti alla carlona. Ma perché non è il ministro a picconare questo marciume e chiedere la testa del dirigente fantasma? Forse perché, nel libro che ha scritto e subito tolto dal commercio, Speranza racconta di un efficiente opificio ministeriale affollato di stacanovisti, primo tra tutti un Ruocco sempre «presente nella quotidianità». E allora chi, tra il ministro e il suo vice, racconta balle? Intervistato dalla Stampa, Sileri poi ne ha tirata fuori un'altra, ancora più brutta. Stavolta contro i direttori del ministero che negli ultimi tredici anni sono stati a capo della prevenzione: «Qui ci sono una sciatteria e un pressapochismo generalizzati, persone che hanno mandato a morire centinaia di medici e infermieri, ai quali nessuno ha mai fatto un corso ed eseguire una esercitazione». Ha assicurato di avercela con i «mini-ministri», ossia con gli alti burocrati, e di voler difendere «l'operato politico del ministero della Salute», ma questo non cambia i termini della faccenda.
Una risposta va data
Perché c'è un viceministro ultracompetente che accusa l'apparato ministeriale di diserzione, disorganizzazione e cialtronaggine, tanto da far morire quelli che combattono per salvarci. E così facendo fa capire a tutti che il problema è Speranza, dal quale sinora non si era sentito nulla del genere, semmai l'esatto contrario. Il ministro, che è giovane e non conosce il mondo della sanità, non ha capito la situazione? O l'ha capita, ma ha scelto di non intervenire, per convenienza? In ambedue i casi, non può stare lì dov' è. Altrimenti è Sileri che si produce in un «eccesso di drammatizzazione», come sostiene la sottosegretaria piddina Sandra Zampa, sua collega al ministero. Ma allora perché Conte e Speranza gli consentono di lanciare indisturbato simili siluri? Una risposta, non a Sileri o a Libero, ma ai medici, agli infermieri e tutti gli altri italiani, premier e ministro debbono darla.