Viminale, Andrea Orlando al posto di Luciana Lamorgese? "Non è più un tabù", le indiscrezioni
E se Andrea Orlando andasse al Viminale? Il rimpasto non è all’ordine del giorno. È quello che dicono tutti gli esponenti dei partiti di maggioranza quando gli viene posto l’interrogativo, ma in realtà in privato sostengono tutt’altro. Lo scrive Il Tempo, secondo cui dopo la verifica di governo sul tavolo di Giuseppe Conte arriveranno presto anche nomi e ministeri. A riguardo anche il dirigente del Pd, Goffredo Bettini, è stato chiaro nella mattinata di ieri: “No al rimpasto, parola orribile”, salvo poi aggiungere che “a conclusione del processo politico il premier deciderà se adeguare gli assetti di governo. Questo per noi non è un tabù”. Certo, si tratterà di capire come la prenderà il Movimento 5 Stelle che lunedì sera l'aveva escluso, invece, categoricamente. E che soprattutto, se mai passasse, al Viminale vorrebbe piazzare un proprio uomo, magari Vito Crimi.
E allora anziché rimpasto chiamatelo nuovo assetto, ma la sostanzia non cambia: per rendere Palazzo Chigi più forte sulla gestione dei 200 miliardi provenienti dall’Europa potrebbe essere necessario mettere mano alla squadra di governo. Inoltre Il Tempo fa notare che le ipotesi all’interno della maggioranza giallorossa si sprecano: il Pd vorrebbe la delega ai servizi segreti - che il premier ha tenuto per sé fin dal principio - e in cambio sarebbe disposto a cedere il ministero della Difesa, che passerebbe al M5s. Inoltre dal Viminale è data in uscita Luciana Lamorgese: al suo posto il nome caldo è quello di Andrea Orlando, vicesegretario dei dem, che sarebbe in lizza con Ettore Rosato, capogruppo di Iv al Senato. I ministeri “blindati” sono quelli di Economia, Esteri e Giustizia, mentre a rischiare il posto sarebbe anche Paola De Micheli, che è stata a dir poco disastrosa nella gestione del suo dicastero delle Infrastrutture e Trasporti.