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Matteo Salvini, il retroscena: un nuovo governo con i grillini delusi dal Pd? Ecco il piano

Salvatore Dama
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 Matteo Salvini precisa bene la sua idea. Il Carroccio è disponibile a una soluzione transitoria che conduca il Paese alle elezioni. Un governo «di persone serie e competenti». Ma sorretto da una maggioranza di centrodestra allargata. Dunque, il capitano non ha alcun desiderio di inciuci o ribaltoni. Un chiarimento che serve a frenare i malintesi con gli alleati. Soprattutto con Giorgia Meloni, indisponibile a qualsiasi accordo con il Pd e i Cinquestelle. Salvini immagina altro. Pensa che l'orizzonte, se cade il Conte bis, non debbano necessariamente essere le elezioni anticipate. La legislatura può proseguire. Come? Con una nuova maggioranza che parta dai numeri del centrodestra.

E che raggiunga l'autosufficienza imbarcando un po' di cinquestelle. Quelli, spiega Matteo, che in Parlamento «si sono rotti le scatole dell'attuale compagine a guida Conte». Scenario realistico? Oggi magari no. Ma domani chissà. Questa legislatura ci ha abituati ai colpi di scena. Anche perché i grillini sono il ventre molle della politica. Un magma. Dove dentro c'è di tutto: destra, sinistra, centro. I 5s sono senza leader, senza un'identità, senza una appartenenza, senza un programma. Ma condividono un'urgenza. Quella di preservare la poltrona il più a lungo possibile, visto che le urne anticipate stroncherebbero centinaia di carriere politiche di altrettante meteore del Palazzo. 

 

FILM GIÀ VISTO
Allora è chiaro che, con questo stato d'animo diffuso, tutto è possibile. Ed è un film già visto, oltretutto. Quando il M5s è passato dall'alleanza con la Lega a quella con il Pd in un oplà. Salvini intanto schiera i suoi. I numeri del Carroccio saranno indisponibili a eventuali inciuci con la sinistra. «Nessun governone, governino e governetto con il Pd, con i 5Stelle e con Renzi» perché «non ho alcuna ambizione a governare con simili compagni di viaggio». Incalzato sui tempi e sulla possibilità reale di un governo simile, Salvini spiega che non si dovrà arrivare al voto del successore di Mattarella, tra un anno esatto, con questo governo e questo Parlamento: «Posso solo augurarmi da italiano e da leader dell'opposizione che non si trascini un governo fermo e litigioso fino al febbraio 2022 per condizionare le elezioni del Presidente della Repubblica». L'ex ministro dell'Interno non esclude un Mattarella bis: «Io poi ho alcune idee in testa», rivela, «è chiaro che il prossimo Capo dello Stato, nuovo o vecchio che sia, dovrà essere il presidente di tutti. Quindi mi spiace che qualcuno in casa del Pd o in casa di Renzi parli del Quirinale come un affare di partito». 

«ALCUNE IDEE»
E alla domanda su cosa si riferisca quando parla di «alcune idee» spiega: «Non ve lo dico e sicuramente la nomina del prossimo presidente avrà nel centrodestra e nella Lega un contributo fondamentale senza il quale non si va da nessuna parte». Poi lascia aperto uno spiraglio per le Politiche entro l'estate: «A fine luglio inizia il semestre bianco, conto che da qui a luglio la situazione sanitaria sia più tranquilla e controllata di oggi e quindi mai dire mai. Non sto lavorando per dare spallate a nessuno, ma per costruire e lo abbiamo dimostrato nelle ultime settimane». Ma non è solo Salvini a lavorare al dopo Conte. Il più attivo è senz' altro Matteo Renzi.

 

Il leader di Italia viva ha posto un aut aut al premier: azzera tutto, sul programma e la governance del Recovery fund, o Iv toglie il disturbo. Concetto ribadito ieri anche dalla ministra Teresa Bellanova. Senza una marcia indietro di Conte su questo punto, le "postazioni" di Italia Viva al governo sono a disposizione. Anche il Pd è scontento di Conte. Ma manda avanti Renzi a fare il lavoro sporco, precisando che, caduto il Conte bis, non c'è alternativa al voto anticipato. «Il governo attuale era l'unica alternativa a quello Lega-M5s e se fallisce, l'unica strada che rimane è quella che porta alle urne», ribadisce il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia. Ma nei gruppi parlamentari dem cresce il tasso di insofferenza verso il protagonismo di Conte. E un cambio di cavallo a Palazzo Chigi non dispiacerebbe affatto.

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