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Mes, il ritratto di Klaus Regling: chi è il burocrate tedesco che ha pieni poteri nella gestione del fondo salva-Stati

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Fausto Carioti
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Sì al Mes, approvata la riforma in Parlamento. E ora? Vi proponiamo l'articolo di Fausto Carioti, pubblicato su Libero di mercoledì 9 dicembre, un'analisi sul nuovo fondo salva-Stati.

Chi è Klaus Regling? Fosse una delle domande infami delle Jene, pochissimi parlamentari italiani risponderebbero. Eppure la riforma del fondo salva-Stati che approveranno oggi, dopo la prevedibilissima calata di brache da parte dei Cinque Stelle, fa di questo alto burocrate l'uomo più potente d'Europa. Il commissario straordinario dell'Italia, qualora col debito pubblico le cose si mettessero male: eventualità tutt' altro che improbabile, visto come Giuseppe Conte e compagnia continuano a spendere. Regling è il direttore generale del Meccanismo europeo di stabilità, che prima di essere uno strumento è un'istituzione internazionale, creata nel 2012 per concedere risorse, «secondo condizioni rigorose», ai Paesi dell'euro «che già si trovino o rischino di trovarsi in gravi problemi finanziari». Costruita pensando all'Italia, insomma.

Il settantenne Regling la guida dal primo giorno e ha già visto il proprio mandato rinnovato sino al 2022. Sta lì perché è ritenuto un bravo economista e perché è tedesco. Figlio di un falegname che fu eletto in parlamento con i socialdemocratici, ascolta Wagner e ha due parole d'ordine: stabilità e rigore. Sinora è riuscito a tenersi lontano dai riflettori, ma gli sarà difficile continuare a farlo. La riforma è stata scritta apposta per attribuirgli una lunga serie di superpoteri, a partire da quello che gli consente di affiancare la Commissione e la Banca centrale europea nella valutazione della richiesta di sostegno presentata da uno Stato. Spetterà poi al solo direttore generale del Mes, ossia lui, formulare la «proposta» per mettere in riga lo Stato con i conti sballati, da sottoporre all'approvazione dei ministri dell'Economia dell'area euro. E sarà ancora lui, insieme alla Commissione e alla Bce, a controllare se il reprobo persevera nella colpa o riga dritto.

 

E ancora. La riforma lo autorizza a «seguire e valutare la situazione macroeconomica e finanziaria» dei singoli Stati anche in via preventiva, indipendentemente da una richiesta di sostegno. Pure in tempi normali, quindi, ci sarà una nuova entità sovranazionale a sorvegliare i conti italiani, e questo rappresenta un "tradimento" da parte di Conte, che nel suo primo governo si era impegnato a non avallare mai una cosa del genere. «L'Italia si opporrà all'affidamento al Mes di compiti di sorveglianza macroeconomica degli Stati membri che rappresenterebbero una duplicazione delle competenze già in capo alla Commissione europea», si legge nella Relazione programmatica per il 2019.

È ciò che sta per accadere, invece. E siccome non bastava, la riforma introduce la «piena indipendenza» del direttore generale e del personale del Mes da ogni potere democraticamente eletto, rendendoli «responsabili soltanto nei confronti del consiglio d'amministrazione». Tutto questo potere va in mano a un personaggio che deve essere nominato a maggioranza qualificata dell'80% del capitale del Mes. Per capire cosa significa, bisogna vedere come sono divise le quote: la più grande è della Germania, col 26,9%, quindi viene la Francia (20,2%). L'Italia ha il 17,7%, gli altri meno. Berlino e Parigi, dunque, avranno singolarmente il potere di mettere il veto sulla nomina del successore di Regling; Roma, no.

Di tali cose, nelle quattordici pagine della risoluzione che dà a Conte il via libera a «finalizzare» la riforma del trattato del Mes, non vi è traccia. In compenso si sbrodola a lungo di "green deal", Turchia e Brexit. Nell'unico passaggio sul fondo salva-Stati si chiede al governo di sostenere «un processo che superi il carattere intergovernativo del Mes», ovvero di renderlo ancora più sganciato dalla sovranità statale. I grillini, che in nome di Dea Poltrona si sono ricompattati così col resto della maggioranza, lo chiamano «un risultato straordinario».

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