Alessandro Goracci, l'uomo-ombra di Giuseppe Conte che tratta coi partiti sul Mes: "Prende appunti, non decide nulla"
Alessandro Goracci, capo gabinetto di Palazzo Chigi, è il supplente del premier Giuseppe Conte. Goracci è un avvocato specializzato in diritto pubblico. Il padre Carlo è stato vicesegretario generale della Camera. Goracci jr lavorava come alto dirigente del Senato anche per la commissione Banche. Fa parte del cerchio magico di Conte. Già col premier nell'alleanza gialloverde, la sua figura è cresciuta con la coalizione giallorossa. Molto apprezzato dai grillini, Conte lo manda e gli consegna i dossier più delicati. La sua figura però crea malumore, perché a detta di Pd e Italia Viva, gli altri alleati della maggioranza, quando c'è Goracci, senza Conte, non si conclude mai nulla. Goracci, in quei casi, "prende appunti per poi riferire tutto al premier", scrive Il Foglio, che dedica a questa misteriosa figura un retroscena.
“Se c’è Goracci non si decide nulla”, è il mantra che arriva da Pd e da Italia viva. Alleati che però chiariscono che comunque non c'è “nulla di personale, e anzi massima stima”. Ma tant'è che per trattare su riforme, programma e Mes ultimamente viene mandato sempre il capo di gabinetto. Nei suoi confronti la stima è tanta, anche da parte della Lega con cui Goracci si trovò a contatto per lavorare nel Conte I. Da sempre Goracci ascolta e scrive di continuo quando è presente ai vertici politici di maggioranza. Si occupa dei verbali dall’inizio alla fine di ogni incontro. “Senza quasi mai alzare la testa”, spiega una fonte. È lui che, in assenza di Conte, apre gli incontri istituzionali e parla per primo per illustrare l’ordine del giorno. E di fatto li chiude spesso spiegando il più delle volte che, “constatando che manca un’intesa o che i tavoli si potrebbero sovrapporre", conclude il Foglio.