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Enrico Mentana scrive una lettera ai leader: "Perché non sta accadendo?". Governo in imbarazzo

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Enrico Mentana ha scritto una lettera indirizzata a tutti i leader politici italiani. Da Vito Crimi a Nicola Zingaretti, da Carlo Calenda a Emma Bonino, passando per Matteo Salvini e Giorgia Meloni, il direttore del Tg di La7 non ha dimenticato proprio nessuno. Tema: il Recovery Plan, sul quale Mentana si è innanzitutto detto sconcertato e preoccupato da cittadino, prima ancora che da giornalista con responsabilità editoriali, per quello che “non sta accadendo”. “Sono sei mesi, da quando si è esaurita la prima ondata della pandemia - si legge nella lettera - che sento parlare di ‘progettare il rilancio’. Mi illudevo, come tanti altri, che la situazione di drammatica gravità attraversata dal Paese rendesse necessario un confronto sul futuro, col coinvolgimento di tutte le forze politiche, sociali e culturali, con una presa di coscienza collettiva del bivio epocale che avevamo e abbiamo davanti”.

Per Mentana il confronto, anche lo scontro di idee sarebbe stato appassionante, ma soprattutto “necessario anche a voi forze politiche per proiettare verso l’avvenire programmi che sembrano spesso avere come traguardo più lontano le prossime elezioni”. Peccato che tale dibattito non sia mai cominciato: “Non ve ne è traccia negli atti di governo, nei resoconti parlamentari, nei documenti di partito. Si sta esclusivamente discutendo, e solo nel governo, di quale struttura dare alla cabina di regia del Recovery Plan e di come suddividere le aree di gestione dei progetti da mandare a Bruxelles”.

 

 

Tra l’altro le cronache raccontano di “scontri furibondi” all’interno dell’esecutivo presieduto da Giuseppe Conte: “È tutto buio - è il commento di Mentana - perfino all’interno del governo e della sua maggioranza, senza che nessuno o quasi lo faccia neppure notare, e senza che le stesse forze di opposizione mostrino di dolersene al di là del minimo sindacale di qualche dichiarazione o tweet”. Infine il direttore del Tg di La7 ha rivolto un appello: “Abbiamo già mezzo anno di ritardo, non sprechiamo altro tempo: se dobbiamo far approdare la nave Italia dobbiamo prima decidere il porto, quindi la rotta, e poi l’equipaggio. Qui pare che l’unica questione siano i soldi dell’armatore…”. 

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