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Patrimoniale, la proposta ai raggi X: con quei soldi Leu vuole finanziare anche i partiti fuori dal Parlamento

Elisa Calessi
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Togliere ai ricchi per dare ai partiti. È un Robin Hood in giacca, cravatta e portaborse quello che potrebbe fare da testimonial di due iniziative parlamentari, legate alla legge di Bilancio, e che hanno per protagonisti suppergiù gli stessi. La prima proposta è quella di cui da giorni si parla e che sta scuotendo la stessa maggioranza: introdurre una sorta di patrimoniale. L'emendamento, presentato da alcuni parlamentari di Leu (Rossella Muroni, Erasmo Palazzotto e Luca Pastorino) e del Pd (Giuditta Pini, Chiara Gribaudo, Matteo Orfini, Fausto Raciti, Luca Rizzo Nervo) propone un prelievo dello 0,2% su un imponibile tra 500mila e un milione di euro. L'aliquota salirebbe allo 0,5% per chi ha patrimoni compresi tra 1 e 5 milioni di euro. Mentre sopra al miliardo si prevede un prelievo straordinario, limitato al solo 2021, del 3%.

 

L'EMENDAMENTO
Mentre ancora infuria la polemica su questa iniziativa - disconosciuta dai vertici del Pd, ma anche da una parte di Leu - nel malloppo degli emendamenti alla legge di bilancio è comparsa un'altra proposta, di cui, per ora, nessuno si è accorto. Riguarda i partiti: si tratta di estendere il finanziamento pubblico, sotto forma di contributi del 2 per mille, anche a chi non ha rappresentati in Parlamento, ma solo nei consigli regionali. La modifica riguarda, per la precisione, l'articolo 200 bis. Si fa riferimento alla legge del 21 febbraio 2014, quella che abolì il finanziamento pubblico ai partiti, introducendo, però, la possibilità per il contribuente di devolvere una parte delle tasse dovute, sotto forma del 2 per mille, a una formazione politica. Nel primo comma (lettera "a") l'emendamento in questione propone di sopprimere il passaggio che prevede siano esclusi dal 2 per mille i partiti che «non hanno più rappresentanza in Parlamento».

Al secondo comma (lettera "b") si stabilisce, poi, di estendere il finanziamento a chi ha rappresentanti «in uno solo dei consigli regionali o delle province autonome di Trento o Bolzano». Tradotto dal lessico fumoso del Legislatore, l'emendamento presentato estende il finanziamento del 2 per mille anche ai partiti che non hanno rappresentanti in Parlamento, ma hanno almeno un consigliere regionale (o un consigliere nelle province autonome). Fattispecie che sarebbe perfetta per formazioni come Sinistra Italiana o altri piccoli partiti che potrebbero ritrovarsi, nel prossimo Parlamento, senza un deputato o un senatore.

 

SENZA DEPUTATI E SENATORI
In questo modo, se passasse l'emendamento, potrebbero lo stesso accedere al contributo del 2 per mille, a condizione che avessero almeno un consigliere regionale. Fatto sta che a firmare questa proposta sono gli stessi che avevano provato a introdurre la patrimoniale (Muroni, Palazzotto, Pastorino), con in più Nicola Fratoianni, portavoce di Sinistra Italiana. E non è detto che la proposta non trovi consenso, visto che altri partiti si potrebbero trovare nella condizione di non riuscire a eleggere parlamentari. Intanto continuano le polemiche sulla patrimoniale. «È fuori dai radar, nessun partito la sta appoggiando. A noi interessa dare ristoro a famiglie e lavoratori e sostenere le nostre imprese», ha detto Graziano Delrio, capogruppo Pd alla Camera, a Radio Anch' io. E contrarissimo è Matteo Renzi, che lo definisce «un clamoroso errore». Sbarra la strada il M5S: «Si finirebbe per colpire soprattutto il ceto medio-basso», ha detto Luigi Di Maio al Corriere della Sera, aggiungendo che il M5S «non sosterrà mai una simile iniziativa».

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