Roberto Speranza, la profezia: "Grazie al coronavirus una nuova identità per la sinistra. E addio sovranismo"
Riscoprire la sinistra, grazie al coronavirus. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha dovuto rinviare la sua carriera da scrittore, perché la seconda ondata rischiava di rovinare l'immagine al suo libro-memoriale Perché guariremo, dal titolo perlomeno incauto. Oggi, su Repubblica, ci riprova come fine analista politico e sottolinea la "lezione di fondo che viene da questi mesi di lotta alla pandemia: la nuova centralità dei beni pubblici fondamentali". Tradotto: inutile parlare di svolte al centro e alleanze. Il problema è di fondo, bisogna rivedere l'idea stessa di "sinistra". Alzi la mano chi questa formula l'ha sentita meno di 100 volte negli ultimi 5 anni. Tant'è, Speranza rispolvera il bignamino no-global aggiornandolo al 2020: "L'emergenza sanitaria ha accelerato la crisi di un modello di sviluppo già duramente messo in discussione dal lungo declino economico iniziato alla fine della prima decade del duemila. È la crisi dell'egemonia del pensiero neoliberista. È la crisi del capitalismo così come si è affermato nel mondo della globalizzazione e dello strapotere della finanza". E via con i classici slogan della sinistra di piazza e di salotto.
"La destra, nel mondo, ha elaborato una sua risposta fortemente identitaria. Essa è stata in grado di parlare alle paure, alla rabbia ed alla pancia di milioni di cittadini colpiti duramente dalla crisi economica e sociale che chiedevano semplicemente di essere difesi", riconosce Speranza. Certo, l'analisi "positiva" delle varie esperienze di destra nel mondo finisce qui. L'esponente di LeU invita la sinistra a superare "ogni forma di subalternità", rivedere "il rapporto tra istituzioni pubbliche e mercato, giustizia sociale, ridurre le diseguaglianze, garantire i diritti, a partire da quelli del lavoro". "L'epidemia - conclude - ha stravolto le vite di tanti. Oggi più che mai serve aprire una nuova stagione". Il coronavirus, se se di sinistra, ti dà una mano.