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Coronavirus, 3 regioni verso la zona rossa. Il Cts: "A Natale niente cenone". Il giorno delle serrate

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Chiudere. Chiudere tutto. Sembra essere questo il mantra del governo alle prese con l'emergenza coronavirus. Non solo nuove zone rosse e lockdown, di cui vi daremo conto dopo. Si parte dal cenone di Natale, già escluso dai tecnici del Cts. Lo ha detto chiaro e tondo Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico. A SkyTg24 le sue parole non lasciano dubbi: "Anche io sono abituato a Natale a fare il cenone con 20 persone, ma quest'anno non si può - rimarca -. Si riaprirà qualcosa, in alcune aree già dal 3 dicembre. Ma non possiamo fare un Natale da liberi tutti, abbiamo fatto un'estate da liberi tutti e abbiamo avuto conseguenze durissime. Quindi anche per lo shopping speriamo di non vedere quelle scene di resse nei negozi per accaparrarsi offerte, non ce lo possiamo permettere", ha tagliato corto.

Dunque, il capitolo chiusure. Oggi alle 16 si terrà un vertice con regioni, Roberto Speranza e il presidente dell'Iss, Silvio Brusaferro: al centro, i 21 parametri che determinano la colorazione delle zone, contestati in primis da Lombardia e Piemonte. Potrebbero essere rivisti e diminuiti. Ma la sostanza non sembra destinata a cambiare: pesano i morti e i posti occupati nelle intensive, anche se il tasso di positività sta sensibilmente scendendo. Stando alle indiscrezioni, in base ai nuovi dati monitorati dalla cabina di regia, anche Basilicata, Liguria e Puglia potrebbero diventare zona rossa nelle prossime ore. Lockdown, insomma. Il Veneto potrebbe invece diventare arancione, proprio come il Lazio. Piccola speranza per Lombardia e Piemonte di essere "promosse" ad arancione, ma soltanto dal 27 novembre. Nel frattempo, l'Abruzzo si è auto-dichiarato zona rossa.

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