Silvio Berlusconi e il Pd, Renato Farina: "Sarebbe già un ottimo motivo per convocare Conte al Quirinale"
Ieri Goffredo Bettini, eurodeputato del Pd ma soprattutto mente di quel cranio di Nicola Zingaretti, ha scritto una lettera al direttore del Corriere della Sera che l'ha pubblicata con solennità in prima pagina. Vi si dice: «Bisogna affrontare la seconda ondata chiamando al governo le energie migliori. Va raccolto il segnale di Forza Italia». Berlusconi aveva fatto appello nei giorni scorsi a Conte perché coinvolgesse l'opposizione in questo momento difficile. Aveva teso una mano. Consapevole che la mossa avrebbe costretto il Pd a certificare lo stato di disfacimento di un governo giunto a fine corsa. Tipo l'ammissione: rifacciamo tutto, Conte è inadeguato e la combriccola di suoi ministri altrettanto. Bettini invece ha semplicemente proposto l'ingresso di Forza Italia nel governo, garantendo a Conte la sua permanenza a Palazzo Chigi, e a Berlusconi, angustiato dal tentativo francese a nome Vivendi di portargli via Mediaset, la classica difesa dell'azienda e qualche ministro azzurro o azzurrino. Una mossa astuta. Bettini, come detto, non è un Pinco Pallino, è qualcosa a metà tra un Richelieu e un Fratacchione indovino. Nell'estate del 2019, un'era geologica fa, era stato lui a rubare a Renzi l'idea del governo giallorosso, ma trasformandola in un progetto comunista di lunga durata. Soffocare e assorbire nel proprio abbraccio i 5 Stelle, tagliar fuori la destra. Il progetto fa acqua dall'inizio, ma adesso la barca va sotto, questa legislatura è un morto che cammina. Il Pd oggi non può permettersi elezioni, e con un governo di questa incompetenza non si schioderebbe né nel 2021 né nel 2023 da percentuali insufficienti a garantire la posizione odierna di dominus. Il Pd vuole cambiare oggi per comandarci di più adesso e domani. Zoppicante però. Oggi rischia troppo. Da qui l'offerta del boccone tentatore per Berlusconi e i suoi. Un governo solido nei numeri, con i grillini a sinistra (accetterebbero tutto, oggi sono zombie) e Forza Italia a destra. Numeri inossidabili. Copertura dal Ppe, Confindustria benevolente.
"C'è un problema, non lo nego". Zingaretti dalla D'Urso, per salvarsi in ginocchio dal Cav
Legion d'onore - Quale sarebbe il problema? L'assoluta negazione della democrazia. La consegna finale di Berlusconi e della sua stagione politica a reggicalze dei comunisti, perché questa è la versione nuova e rovesciata del compromesso storico, col Pd a essere la nuova Dc e Forza Italia se va bene il Psdi di Pietro Longo. Una Dc però senza la parola Libertas sullo scudo, sostituita con Dpcm sulla bandiera del Venezuela. Come ha scritto un genio su Internet: «Se Trump vuole continuare a governare dopo aver perso le elezioni si iscriva al Pd». Berlusconi ha da guadagnare in tutti i sensi a rivelare l'impossibilità di questo governo a reggere una collaborazione onesta, nella distinzione dei ruoli, con Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia. Se accettasse questa onesta disponibilità si rivelerebbe che chi dovrebbe essere il lato forte - quello governativo - in realtà si paleserebbe nella sua inconsistenza di personalità e di competenze, anche tra gli stessi dem, dove il ministro del Tesoro e delle Finanze Roberto Gualtieri ogni giorno di più dimostra di essere bravo nelle relazioni pubbliche con l'Alto Colle ma debolissimo nei fondamentali dell'economia. Berlusconi dirà di no. Con questo governo mai. Con il Pd in posizione dominante a prescindere dal consenso espresso nelle urne mai. Mica è scemo. E - tranquilli - neppure Mattarella potrebbe tollerare vendette anti-Fininvest dei giallorossi che costituirebbero una dichiarazione di alleanza strategica con i francesi (è vero che un ventina di esponenti di rilievo del Pd hanno la Legion d'onore, premio e pegno di fedeltà all'Eliseo, ma non conviene essere troppo sfacciati).
Tempi d'oro - In sintesi. La spudorata proposta per caricare sul suo torpedone sudamericano Silvio Berlusconi e Forza Italia non è una finzione. Se fossimo un Paese serio sarebbe già essa un ottimo motivo perché Sergio Mattarella convochi al Quirinale Giuseppe Conte come fece Giorgio Napolitano con il medesimo Berlusconi nel novembre del 2011 invitandolo a passare un attimo dal Parlamento a salutare tutti prima di sloggiare da Palazzo Chigi. Ricordate? Sembrava allora che l'Italia stesse precipitando nell'abisso, ma quelli appaiono tempi d'oro rispetto al presente, e il governo di allora pur scalcagnato è paragonabile a una falange macedone rispetto a questo dopolavoro giallorosso che a cavalcioni del Covid ci ha trascinati dalle parti di Caracas, tale e quale Maduro, tanto più autoritario nei suoi decreti emergenziali quanto meno autorevole dinanzi ai suoi cittadini e al mondo intero, salvo il M5S. Non accadrà nulla? Ci trascineremo di Conte in Covid per tre o quattro ondate ancora? Dio, e Mattarella, non vogliano.