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Vincenzo De Luca a Libero: "Campania, errori clamorosi del governo. Cosa penso di Roberto Speranza? Nulla"

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Può piacere o non piacere. Il Pd romano, al quale ha riconsegnato la Campania a settembre raccogliendo il 70% dei voti, se lo fa piacere per forza, ma ne diffiderà sempre, data l'impossibilità non dico di controllarlo, ma neppure di ispirarlo vagamente. Ha avuto un flirt con Renzi, ma è acqua passata. Quanto ai grillini, che due anni fa alle Politiche sbancarono in Campania, li detesta perfino più di Salvini, e alle Regionali li ha annientati. Difficile che stia simpatico ai colleghi, e anche ai giornalisti, perché è uomo de panza che non ama mediazioni. Miete successo però tra gli elettori moderati e queli del centrodestra, soprattutto i non sovranisti, perché le canta ai grillini come neppure Sgarbi e perché, dopo l'imitazione che ne fa Maurizio Crozza, da lui a sua volta imitata in certe conferenze stampa che sembano puro cabaret, pare aver sostituito Totò nella critica napoletana ai mali italici. Prima del Covid lo davano per finito; poi il virus ha risparmiato la sua terra e lui è diventato più popolare di San Gennaro. Ma se non si è santi davvero, la gloria nel mondo passa in fretta. Da un mese il Corona flagella la Campania, che stanotte ha fatto il doppio salto, da zona gialla a rossa, per evitare di diventare nera causa decessi. Lui, il presidente Vincenzo De Luca, non ha gradito. E ha sparato con il suo celebre lanciafiamme contro «un governo di dilettanti che dovrebbe andare a casa». 

Presidente, sei mesi fa lei era l'eroe anti-Covid, oggi è in difficoltà: come è accaduto? 
«Se rivotiamo domani anziché il 70, prendo l'80% dei consensi. Nessuno confonda i propri desideri con la realtà. Oggi è in difficoltà chi ha partecipato a una campagna di sciacallaggio politico e mediatico contro la Campania,e contro l'unico presidente che aveva detto la verità due mesi fa, e che ha attuato in anticipo misure che oggi prendono tutti». 

Com'è la situazione reale negli ospedali campani oggi? 
«È di buona tenuta, in un quadro di generale pesantezza. Abbiamo attuato con un rigore assoluto un piano ospedaliero definito già ad agosto con i nostri direttori generali. Abbiamo raddoppiato in pochi mesi le nostre terapie intensive; abbiamo centinaia di posti letto di ricovero ordinario disponibili. C'è un affollamento come in tutta Italia, nei pronto soccorso. E c'è una grande carenza soprattutto di anestesisti: è questa la nostra criticità vera». 

Ma lei è soddisfatto o no della zona rossa? 
«Sono l'unico che l'ha proposta. C'era bisogno di attuare un piano di prevenzione vera del contagio, prima che dilagasse. Bisognava chiudere tutto a ottobre, e con un'unica misura nazionale e non con misure tardive, parziali e produttrici solo di divisione e di confusione». 

Il governo ha esitato a fare della Campania una zona rossa per timore di una rivolta sociale dopo le rivolte di strada a Napoli? 
«Io rispetto chi ha problemi sociali seri. Siamo l'unica regione che ha realizzato un piano socio economico di aiuti a famiglie, pensionati, imprese, professionisti, del valore di oltre un miliardo. Dunque aiutare chi soffre davvero. Ma contro i delinquenti ci vuole il pugno di ferro. C'è a Napoli qualche amministratore che non ha ancora avuto né il coraggio né la dignità di condannare chi promuove la guerriglia e di mostrare solidarietà per la polizia». 

Perché ha attaccato il governo giallorosso? 
«Io sono stato per la linea della prevenzione del Covid. Il governo ha scelto la linea sbagliata della rincorsa al Covid. Quando io chiudevo le scuole, la ministra Azzolina e il premier mi hanno attaccato, per poi fare un mese dopo quello che avevamo fatto già in Campania. Abbiamo avuto un calvario di ordinanze e di decreti che hanno creato una situazione caotica. È stato un errore grave dividere l'Italia in zone, sia dal punto di vista del contrasto al Covid, che dal punto di vista politico e sociale. Si sono alimentati conflitti e divisioni fra territori e categorie sociali». 

Qual è stato a suo avviso l'errore più grave? 
«Si è fatto un errore clamoroso: non si è definito - e ancora oggi manca! - un piano di mobilitazione eccezionale di impegno anti Covid e di coinvolgimento organico di decine di migliaia di agenti delle forze dell'ordine, dell'esercito, delle polizie municipali. Il territorio è rimasto senza controllo. Le ordinanze cadevano nel vuoto. E alla fine, c'è stata la demenzialità dei criteri "oggettivi". Come è possibile portare la Campania da zona gialla a rossa, dal martedì al venerdì? Cosa è cambiato in tre giorni?». 

Lei che risposta si dà?
«O erano distratti prima o si sono distratti dopo. Oppure, non hanno avuto la forza di reggere l'ondata dell'aggressione mediatica. È sconcertante. Posso solo invitare il governo a parlare chiaro, se ci riesce. E a cancellare ogni zona d'ombra, se non altro a tutela della sua immagine». 

«Ritiene che sarebbe meglio a questo punto un governo di salute pubblica? 
La tragedia dell'Italia è che abbiamo una opposizione imbarazzante, quasi più di alcuni ministri cinquestelle. Un'opposizione che si è distinta per demagogia e irresponsabilità, persa nella sottocultura del tweettismo. In condizioni diverse si sarebbe già dovuto dare vita a un governo di unità nazionale impegnando oltre i ministri di qualità che ci sono, anche personalità indipendenti». 

Il sindaco De Magistris la attacca violentemente: cosa gli risponde? 
«Io non mi occupo del nulla. L'individuo da lei incautamente citato rappresenta il più grande disastro amministrativo d'Italia». 

Chi ieri la applaudiva per le conferenze stampa sui cinghialoni che fanno jogging e il lanciafiamme contro le feste private oggi la accusa di avere fatto teatro per coprire le carenze della Campania: lei cosa risponde? 
«Che sono degli stravaganti. Sono loro che, nascondendosi dietro stupidaggini e folklore, non si sottopongono alla fatica di informarsi, di studiare, di conoscere i risultati amministrativi, per poter parlare nel merito». 

Lei è stato confermato alla presidenza della Campania con un plebiscito solo due mesi fa: quanto ha pesato il Covid nella sua conferma? 
«Ha pesato il fatto di aver salvato la Campania dal Covid (siamo la Regione con il più basso tasso di mortalità Covid d'Italia). E hanno pesato risultati straordinari prodotti sul piano della sanità, dei trasporti, della scuola, delle opere pubbliche, dell'ambiente, dei tempi di pagamento, della legalità, della ricerca, dello sport e delle Universiadi... Ma di tutto questo non ho mai sentito parlare nessuno. Conoscere è faticoso. È più facile parlare per sentito dire e riproporre luoghi comuni francamente insopportabili». 

Nella prima ondata è stato bravo o fortunato? E nella seconda? 
«Noi lavoriamo come sempre. Non è cambiato nulla: concretezza, serietà, tensione ideale e rigore spartano. Come diceva Manzoni, è la vita il paragone delle parole. L'unità di misura del lavoro sono i fatti, non le chiacchiere o le ideologie». 

Chi ha sbagliato a questo giro: i napoletani, Conte, lei, nessuno? 
«In primo luogo il governo, per i motivi detti. E poi quella parte limitata di cittadini irresponsabili, abituati a non rispettare le regole. Quelli che dovevano controllare il territorio e non lo hanno fatto. Quegli amministratori locali che non hanno fatto nulla per opportunismo. Quanto alla Regione, abbiano fatto un ennesimo miracolo nel raggiungere i risultati di oggi, sul piano sanitario e ospedaliero, avendo 20.000 dipendenti in meno. Dovrebbero ringraziarci con la faccia per terra. E dovrebbero convincersi tutti ad abbandonare vecchie immagini della Campania, e pregiudizi duri a morire. La Campania di oggi è pronta ad accettare la sfida dell'efficienza nei confronti di tutti». 

Cosa pensa del ministro Speranza, che aveva già chiuso editorialmente l'allarme Covid con il suo libbro "Come guariremo"?
«Nulla». 

Che Natale sarà quest' anno in casa Cupiello?
«Di calore familiare, come sempre. Almeno in questo, siamo orgogliosamente meridionali e conservatori». Quando rientrerà a Napoli? «Perché ha avuto notizie di un mio trasferimento all'estero?». 

Che messaggio finale vuole lanciare ai suoi cittadini?
«Di rigore e responsabilità, che dobbiamo avere qui più che in altre regioni d'Italia. Di orgoglio civico di fronte a una campagna di sciacallaggio politico mediatico, che rivela l'esistenza in Italia di un razzismo latente e che punta, fin troppo scopertamente, a colpire uno dei pochi esponenti politici che rifiuta di appartenere a correnti, a corporazioni, a paludi trasversali e opportunistiche, ma che rimane in primo luogo un uomo libero. E infine, un messaggio di fiducia. Usciremo a testa alta da questa stagione drammatica».

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