Giuseppe Conte, reazione scomposta alle critiche di Repubblica: "Colpevoli della seconda ondata? Non lo posso accettare"
“Non siamo andati in vacanza. Non abbiamo mai mollato la presa, non abbiamo oziato e frinito nella canicola”. È lo sfogo di Giuseppe Conte, che avrebbe preso molto male le critiche piovutegli addosso da La Repubblica, che in un’inchiesta dal titolo Il naufragio ha evidenziato l’impreparazione del governo sulla seconda ondata. Un fuoco amico che ha un significato politico non indifferente, dato che conferma la debolezza del premier in questo frangente in cui sembra sempre più travolto dagli eventi: a sua unica difesa si può dire che non è l'unico e solo responsabile di una situazione epidemiologica di nuovo grave e destinata a prolungarsi fino alla prossima estate, dato che francamente ha una squadra di governo che in molti casi non brilla per acume e lungimiranza, mettiamola così.
“Non posso accettare che passi il messaggio di un presidente e di un esecutivo che hanno abdicato ai propri doveri approfittando della pausa estiva”, è stata la difesa di Conte, che però deve fare i conti con il calo nei sondaggi, con gli attacchi dei quotidiani vicini (tranne ovviamente quello di Travaglio) e soprattutto con il caos istituzionale: non solo c’è una continua divisione all’interno della maggioranza giallorossa su come gestire l'emergenza, ma c’è anche in atto uno scontro durissimo con le Regioni che sta complicando tutto e rendendo meno efficace la risposta alla seconda ondata. Eppure Conte proprio non le vuole accettare le critiche di Repubblica, che si basano sull’evidenza che, mentre l’Italia veniva incentivata ad andare in spiaggia e a consumare per far ripartire l’economia, intanto ci si è “dimenticati” di lavorare per rinforzare gli ospedali, la medicina territoriale e il tracciamento in vista della seconda ondata. “Abbiamo le camicie con le maniche arrotolate - ha assicurato il premier - certo, si può mettere in discussione l’efficacia degli sforzi, si può fare di più. Ma questo è uno tsunami mondiale e non abbiamo la bacchetta magica”. Sarebbe bastato aver fatto un piano anti-Covid serio prima che la bomba esplodesse in mano (di nuovo), e il fatto che anche molti altri paesi non lo abbiano preparato non è una giustificazione.