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Coronavirus, "scenario 4" e le tre fasce del dpcm: ecco come funzionano, chi subirà le nuove strette

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“Siamo costretti a prendere nuove misure restrittive prima di mercoledì, modulate in base a tre fasce di rischio”. Così Giuseppe Conte ha parlato nell’Aula della Camera dei deputati delle linee guida che il governo sta seguendo per la realizzazione del nuovo Dpcm, che si spera sia una volta per tutte quello buono per porre un freno all’epidemia di coronavirus. Il premier ha anticipato alcune restrizioni chiave come l’introduzione del coprifuoco serale e della didattica a distanza per le scuole superiori, ma anche lo stop agli spostamenti verso regioni a rischio e la capienza del trasporto pubblico locale diminuita dall’80 al 50 per cento. 

All’interno del Dpcm sarà ben spiegato come funzionerà il sistema delle tre fasi di rischio, che Conte ha tratteggiato per larghe linee durante il suo intervento. Tutto parte dallo “scenario 4”, ovvero il peggiore previsto dal documento dell’Istituto superiore della Sanità: al momento rientrano in questa categoria Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Calabria. Tale scenario però si suddivide in fasce: quella moderata, chiamata “verde” per comodità; quella alta/molto alta per meno di tre settimane consecutive (“arancione”); e quella alta/molto alta per più di tre settimane consecutive, con situazione non più gestibile (“rossa”). Le differenze tra queste tre aree di rischio sono sostanziali: in quella “verde” non c’è bisogno di inasprire le misure previste per l’intero territorio nazionale, mentre in quelle “arancione” e “rossa” è ovviamente tutta un’altra storia, con il lockdown totale come ultima spiaggia per far rientrare sotto controllo l’epidemia. 

Ma in base a quali parametri si cataloga una regione? L’indice di contagio Rt è ovviamente un criterio importante (in Lombardia e Piemonte supera addirittura quota 2, quando solitamente sopra l’1,5 è già preoccupante), ma non è l’unico: per determinare l’ingresso nello “scenario 4” si considerano anche “incidenza dei casi e gravità cliniche” e “soglie critiche” delle terapie intensive e delle aree mediche. Questi sono gli indici principali, poi ci sono quelli soliti come numero di casi sintomatici, ricoveri, casi nelle Rsa, percentuale di tamponi positivi, numero di nuovi focolai, occupazione di posti letto sulla base dell’effettiva disponibilità. Il compito di stabilire a quale delle tre fasce appartiene una determinata regione spetterà al ministero della Salute sulla base di un monitoraggio settimanale, fatto in coordinamento con il governatore direttamente interessato. 

 

 

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