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Silvio Berlusconi a Libero: "Inaccettabile il comportamento del governo, Giuseppe Conte ci ascolti"

Pietro Senaldi
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 Il centrodestra, con una nota congiunta dei tre leader, ha attaccato il governo per come sta gestendo la pandemia. Viene bocciata, inoltre, l'ipotesi di una "cabina di regia" con l'opposizione («operazione di Palazzo») mentre si auspica un maggior coinvolgimento del Parlamento. Poche ore prima dell'uscita del comunicato, Silvio Berlusconi ha spiegato a Libero come si è arrivati a questa presa di posizione. Quali sono gli errori che imputa al governo Conte nella gestione del Covid, prima e seconda ondata? «In queste settimane ho evitato di criticare il governo perché di fronte all'emergenza questo è il momento del lavoro costruttivo e non delle recriminazioni, ma certamente è necessario un cambio di passo. È inaccettabile che in una situazione drammatica come questa il governo non accetti il contributo costruttivo delle opposizioni. Verrà anche il tempo nel quale dovremo chiedere conto delle responsabilità, che non sono poche, malgrado le circostanze siano obbiettivamente eccezionali. Una responsabilità imperdonabile è quella di aver continuato a rifiutare i soldi del Mes facendoci trovare di nuovo impreparati, con le strutture sanitarie sull'orlo del collasso. I 37 miliardi del Mes si sarebbero potuti utilizzare per creare o riqualificare reparti, riaprire gli ospedali che i governi di sinistra avevano chiuso per ridurre la spesa sanitaria nazionale, acquistare macchinari, assumere e formare personale medico e infermieristico e offrire assistenza a coloro che sono colpiti dal virus.

Con 30.000 nuovi positivi ogni giorno vi è la necessità di isolarli per evitare i contagi familiari. Non tutti hanno, come pensano evidentemente al governo, case organizzabili in tal senso. Vorrei ricordare che dopo il terribile terremoto dell'Aquila noi facemmo numerosissime convenzioni a carico del governo con gli alberghi per consentire una adeguata sistemazione per tutti. Se il governo avesse doverosamente provveduto la situazione sarebbe ben diversa. Da un lato consentirebbe un isolamento sicuro e confortevole e con maggior facilità per i controlli medici, dall'altro eviterebbe la forzata chiusura di moltissime strutture alberghiere. Come Lei saprà alcuni alberghi stanno facendo proprio questo, ma a cifre inaccessibili per i comuni cittadini. Ritornando al Mes, il suo rifiuto ideologico ha penalizzato e penalizza in modo assurdo il nostro sistema sanitario in un momento di emergenza così grave».

È stato giusto chiudere ristoranti e palestre, che si erano messi in regola, oppure sono state colpite le categorie deboli per coprire le mancanze del governo?
«Se il governo ci avesse ascoltati non saremmo in questa situazione. Vorrei però fare una distinzione che considero fondamentale: può essere inevitabile chiudere ma non è giusto, anzi è davvero ingiusto, che a pagare il prezzo di questa crisi siano alcune categorie, siano i titolari di attività che avevano fatto di tutto per rispettare le regole. Chiudere un locale significa quasi sempre gettare al vento una vita di investimenti, di sacrifici, di passione, oltre che mettere sul lastrico proprietari e dipendenti. Comunque una regola dovrebbe essere chiara: non si chiude nessuna attività, se non si risarcisce in tempi certi chi la svolge. I tempi per gli indennizzi debbono essere immediati e gli indennizzi debbono essere versati direttamente sui conti di chi si trova in una così conclamata difficoltà».

Lei è a favore a una chiusura totale e cosa pensa di quelle decise da Francia e Germania?
«Non sono in grado di dare giudizi sui provvedimenti di Francia e Germania. La situazione italiana è diversa rispetto a quella di questi due Paesi. Per quanto ci riguarda penso che queste decisioni, al punto in cui siamo arrivati, vadano lasciate agli scienziati: solo loro possono valutare come combattere al meglio questo virus subdolo e tremendo. Ovviamente spero che una chiusura totale si possa evitare perché sarebbe una catastrofe. Ma la mia è, appunto, una speranza».

Scuole, mezzi pubblici, anziani abbandonati: qual è la colpa più grande del governo?
«La colpa più grave è quella di non aver fatto delle scelte, aspettando che il problema si risolvesse da solo, o illudendosi che il peggio fosse passato. Io da mesi metto in guardia sul pericolo di una seconda ondata del virus che, come era prevedibile, è arrivata. E il Paese è di nuovo impreparato. Ma rispondo ai tre punti della sua domanda. Scuole: sono personalmente convinto che l'emergenza Covid richiedesse sin dall'inizio la chiusura di tutte le scuole e il ricorso all'insegnamento a distanza, evitando così anche il sovraccarico nei trasporti e naturalmente dotando tutti gli allievi degli strumenti necessari. Mezzi pubblici: mi risulta che il Comitato Tecnico Scientifico abbia sin dal primo momento individuato nei trasporti un tema cruciale. È lì che avvengono in gran parte i contagi. Ma il governo non ha attuato alcun intervento. Occorreva invece ricorrere ai tanti mezzi privati che sono inimpiegati a causa della crisi e con questi mezzi moltiplicare il numero delle corse per evitare le resse attuali e mantenere il distanziamento tra i passeggeri. Mi permetta solo un'ultima considerazione sugli anziani, i più fragili insieme ai bambini. I nonni, i genitori, sono un bene preziosissimo: abbiamone cura giorno dopo giorno perché sono le nostre radici. Fa male pensare che a tanti non sia stato somministrato nemmeno il vaccino anti influenzale perché i medici di famiglia ne sono privi. L'attenzione vera si dimostra nelle piccole cose e certamente anche su questo il governo avrebbe dovuto impegnarsi di più».

Tira aria di rivolta sociale: in piazza ci sono criminali o gente disperata?
«Entrambi. La gente disperata manifesta in modo civile, portando in piazza le proprie storie dolorose, le proprie legittime paure, la propria tragedia personale e familiare. I criminali approfittano di tutto ciò per assaltare i negozi e aggredire le forze dell'ordine. Chi si comporta così è profondamente irresponsabile. È invece assolutamente lecito e giusto manifestare in modo civile per richiamare l'attenzione sui problemi di tante categorie produttive».

Da imprenditore ed ex premier: quanto ci farà male la pandemia e di che cosa ha bisogno il Paese per risollevarsi?
«Ci ha già fatto molto male: lo dico non solo da imprenditore o ex premier, ma prima di tutto come persona che ha sofferto, e ha visto i propri cari soffrire, per questa terribile malattia. So cosa provano tanti italiani, i malati, i loro familiari, chi ha perduto una persona cara. Il loro dolore è anche il mio, la loro angoscia è anche la mia. Poi naturalmente c'è il dramma di tante attività che chiudono, di tanti posti di lavoro che si perdono, c'è l'altro dramma, ora meno visibile ma non meno grave, del futuro dei nostri figli. È necessario risarcire chi è costretto ad interrompere la propria attività, anche con nuovi scostamenti di bilancio e nuovi debiti, perché senza di questo non ci sarebbe nessun futuro. Io ritengo quindi che sia giusto indebitarci per aiutare chi è colpito dalla malattia, chi ha perso il proprio lavoro, non per comprare i monopattini o nazionalizzare Alitalia. Come ripartire? In estrema sintesi: con una politica fiscale che consenta alle imprese di tornare a fare utili nel più breve tempo possibile e con aiuti concreti e immediati. Questo vuol dire ancora una volta meno tasse e più denaro messo a disposizione dei cittadini. E poi meno burocrazia, più infrastrutture, una giustizia che funzioni. Sono cose note, quello che temo manchi è la volontà politica di farle».

Condivide la preoccupazione di molti che l'Italia non riuscirà ad accedere a tutti i fondi del Recovery Fund perché incapace di presentare progetti credibili?
«Ci siamo impegnati in molti, io per primo, in Europa per ottenere il Recovery Fund: sarebbe imperdonabile perdere anche solo una parte di queste risorse. Ma per elaborare progetti credibili occorre il concorso delle migliori risorse progettuali del Paese. Riprendo un appello lanciato mesi fa dal Capo dello Stato e dal Governatore della Banca d'Italia: occorre che l'Italia migliore, non solo della politica, ma dell'economica, della scienza, della cultura, dell'imprenditoria, del lavoro elabori progetti di altissimo livello. E il governo deve ascoltare l'opposizione. Se decidesse finalmente di farlo, si potrebbe lavorare insieme in Parlamento nella sessione di bilancio che si è appena aperta, come ho suggerito già da qualche giorno. Può essere quella la sede e l'occasione per unire gli sforzi nell'interesse nazionale, senza confusione di ruoli tra maggioranza e opposizione, per garantire le risorse necessarie a superare la doppia crisi sanitaria ed economica».

La seconda fase dimostra che la Lombardia in primavera era stata accusata ingiustamente?
«Senza dubbio. La Regione Lombardia è stata la prima non solo in Italia ma in Europa a dover fronteggiare un dramma di proporzioni straordinarie. Il fatto che il sistema nonostante alcuni affanni abbia retto è quasi un miracolo che va ad onore dei suoi amministratori. Non è sorprendente che di fronte ad una catastrofe di questa portata vi siano stati dei problemi ed anche forse delle manchevolezze. È sorprendente come il sistema sanitario lombardo sia rimasto in piedi, grazie all'apporto di tutti, della sanità pubblica e di quella privata».

Nei prossimi giorni la Camera voterà la legge Zan sull'omofobia. Conferma il No di Forza Italia? Non è una contraddizione per un partito che si definisce liberale?
«Vorrei premettere una considerazione: siamo nel pieno della peggiore emergenza dei dopoguerra. È responsabile impegnare il Parlamento in una discussione lacerante su questo tema quando bisognerebbe unire gli sforzi per occuparci della pandemia? Comunque non è una contraddizione il No di Forza Italia a questa legge sull'omofobia. È vero il contrario. Proprio sulla base dei nostri valori cristiani e liberali non possiamo che opporci ad una legge che limita la libertà di espressione. Una legge per effetto della quale chi propone il modello di famiglia naturale, costituita da un uomo e una donna che si mettono insieme per far nascere e crescere dei figli, potrebbe addirittura essere perseguito penalmente. Ovviamente noi difendiamo la famiglia, ma rispettiamo ogni scelta e ogni stile di vita. Ciascun essere umano, proprio in quanto persona, dev' essere ugualmente tutelato, nessuna discriminazione è accettabile sulla base delle scelte personali, ma questo è già garantito dalle leggi vigenti e in ogni caso dev' essere assicurato attraverso norme di carattere generale. Qui invece non si tratta di difendere dei diritti, se così fosse noi saremmo i primi a impegnarci, qui si mette in pericolo la libertà di opinione».

Cosa ne pensa della presidenza Trump e cosa cambierà nel mondo in caso di sconfitta o riconferma di The Donald?
«Da sempre ho per regola di non dare valutazioni sulle campagne elettorali di Paesi amici ed alleati. Chiunque vinca, gli Stati Uniti rimarranno per l'Italia il primo alleato, il baluardo della libertà, il motore dell'economia, il punto di riferimento delle donne e degli uomini liberi. Il bilancio della Presidenza Trump, che comunque vada avrà cambiato profondamente la storia degli Stati Uniti e del mondo, lo faranno meglio gli storici del futuro».

Un commento sulla strage di Nizza? Follia o disegno criminale?
«C'è poco da dire: di fronte a un tale orrore si impongono silenzio, rispetto, dolore, solidarietà. Una considerazione però va fatta: oggi la religione cristiana è colpita in tante parti del mondo. Il rispetto per tutte le religioni, anche per lo stesso Islam, ci impone di non chiudere gli occhi sulla gravità di quanto sta accadendo. Esiste una minoranza di fondamentalisti islamici, piccola ma pericolosa, che si considera in guerra contro la nostra Europa e il nostro Occidente cristiano e liberale. Sottovalutare la portata di questo scontro - nel quale la grande maggioranza del mondo islamico non è coinvolta - significa lasciare mano libera ai criminali. Da quanto è accaduto dobbiamo comunque trarre un ulteriore insegnamento: l'immigrazione clandestina va combattuta e controllata in maniera davvero efficace e con la massima attenzione. Credo che noi dobbiamo cercare di aiutare coloro che oggettivamente ne hanno necessità o sono in fuga da situazioni disumane, ma dobbiamo effettuare controlli più rigorosi per evitare che veri e propri criminali possano compiere atti così efferati in Europa o nel nostro Paese.

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