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Coronavirus, i dieci errori commessi dal governo. Valditara, Ricolfi, Crisanti: il documento degli esperti

 Luca Ricolfi

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È riesplosa la pandemia da coronavirus.  Un gruppo di dieci esperti, tra cui Luca Ricolfi e Andrea Crisanti, fermo restando le responsabilità delle Regioni per la qualità dell’assistenza prestata e per l’organizzazione complessiva dei servizi sanitari, nonché le gravi inadeguatezze mostrate da molte di esse durante la prima ondata, al Governo spettava una attività di coordinamento, programmazione degli interventi, controllo dell’esecuzione e, se del caso, sostituzione. Cosa che secondo i dieci esperti, visto il riesplodere dell'emegenza, non è stata fatta. Ecco che allora arriva il documento degli esperti dove spiegano che cosa si sarebbe potuto-dovuto fare e non si è fatto. Di seguito, i dieci errori commessi dal governo messi nero su bianco dal gruppo di esperti:

 

 

1) Tamponi di massa, nel quadro di una strategia rigorosa di "sorveglianza attiva"
Uno studio dei professori Francesco Curcio e Paolo Gasparini, per Lettera 150 aveva previsto un concreto modello organizzativo per realizzare circa 1.3 milioni di tamponi al giorno. Una capacità così ampia di fare tamponi rallenterebbe ancora oggi il diffondersi dell'epidemia. I costi sono compatibili: un tampone rapido costa circa 4 euro. Del resto nella città cinese di Qingdao su una popolazione di 9 milioni di abitanti, si sono fatti oltre 3 milioni di tamponi in un solo giorno.

2) A scuola in sicurezza
Alla ripresa di settembre la maggior parte delle scuole non è in grado di ridurre il numero di alunni per classe (come avvenuto in molti paesi europei), né di garantire la misurazione della febbre, né di gestire i sospetti positivi. Non è nemmeno previsto l'obbligo delle mascherine chirurgiche in classe. I ragazzi arrivano a scuola ammassati sui bus, perché – non essendo stata rafforzata la rete dei trasporti locali – nessuno si preoccupa di far rispettare la (blanda) regola che imporrebbe di non occupare più dell’80% dei posti.

3) Un database pubblicamente accessibile con tutti i dati necessari per affrontare efficacemente l’epidemia
Da giugno scorso l'Accademia dei Lincei, fra i tanti, aveva chiesto al Governo che fossero raccolti e messi a disposizione della comunità scientifica i dati epidemiologici. Ciò non è avvenuto. Ad oggi ancora molti dati essenziali per la lotta al virus sono sconosciuti.

4) Il tracciamento come strumento di controllo della trasmissione del virus
Il Governo aveva promesso un sistema efficace di tracciamento informatico. L'app Immuni non ha funzionato.

5) Non chiudere un occhio sugli assembramenti, effettuando controlli massicci e sanzionando le violazioni
Per tutta l’estate si moltiplicano gli assembramenti, in particolare quelli legati alla movida e ai divertimenti di massa, ma né la polizia locale, né le forze dell’ordine vengono mobilitate per fare rispettare le regole: il numero di controlli si riduce di circa l’80% rispetto ad aprile. Nemmeno a Ferragosto, quando i rischi per la salute sono diventati evidenti a tutti, viene disposta la chiusura delle discoteche, che entra in vigore solo dopo aver concesso l’ultimo weekend di divertimento (14-15-16 agosto)

6) Mantenere la promessa di creare 3.500 nuovi posti di terapia intensiva
Ad oggi si stima che solo 1.300 dei 3.500 posti aggiuntivi di terapia intensive, previsti dal governo a maggio scorso, siano operativi. Solo il 12 ottobre si è chiuso il bando di gara per le nuove postazioni.

7) Garantire un adeguato distanziamento su tutti i mezzi pubblici
I mezzi pubblici possono essere un importante luogo di diffusione del contagio. Nonostante ciò il Governo, d'intesa con le Regioni, si è limitato a stabilire una capienza massima per mezzo pubblico pari all'80%, una capienza che non consente un adeguato distanziamento. Non è stato previsto un 4 5 6 7 6 finanziamento straordinario specifico, né è stato esercitato alcun coordinamento per indurre Comuni e Regioni a dotarsi di nuovi mezzi utilizzando le procedure d'urgenza di cui all'art. 63 del Codice appalti, che avrebbero consentito di espletare le gare in circa un mese.

8) Assicurare un'adeguata e tempestiva disponibilità di vaccini anti-influenzali, anche nelle farmacie
In molte regioni italiane mancano i vaccini contro l'influenza. Le quantità disponibili sono insufficienti anche per una parte della popolazione anziana. Non si trovano nelle farmacie. Molti cittadini, dopo mille raccomandazioni a vaccinarsi, non saranno in grado di farlo. Per fronteggiare l'emergenza si dovevano centralizzare le procedure di acquisto a livello nazionale.

9) Mettere i medici di base in condizione di visitare i pazienti Covid, dotandoli dei necessari dispositivi di protezione individuale
L'esperienza delle cure domiciliari anti-Covid ha consentito di ridurre sensibilmente i ricoveri ospedalieri e la mortalità. Le unità speciali di continuità assistenziale per le cure domiciliari sono poche e male organizzate. Occorreva un intervento governativo che innanzitutto finanziasse questo servizio e ne garantisse la efficacia su tutto il territorio nazionale coinvolgendo direttamente i medici di base dotati di adeguate protezioni.

10) Luoghi dove poter trascorrere la quarantena senza contagiare famigliari conviventi
Il Governo aveva promesso i Covid-hotel. In estate con il decreto legge 34 la gestione è passata dalla Protezione Civile alle Regioni. Asl e Ats stanno lanciando soltanto ora bandi per stipulare convenzioni con hotel e altre strutture.

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