Walter Ricciardi a Omnibus boccia il Dpcm: "Servono lockdown locali, non lo dico io ma questi dati"
“Servono lockdown locali, le misure adottate non sono sufficienti”. Stando a sentire Walter Ricciardi, consigliere del ministro Roberto Speranza, il premier Giuseppe Conte ha firmato il terzo Dpcm in pochi giorni che, proprio come gli altri, potrebbe non servire a niente. A Omnibus su La7 è arrivata la critica al governo per come sta gestendo la seconda ondata del coronavirus: “Dilaga incontrollato in alcune aree del paese - ha sottolineato Ricciardi - l’insieme delle misure sono un passo avanti ma non sono sufficienti per affrontare la circolazione del virus in questo momento. In alcune zone l’indice di contagio è 2,5, significa che la trasmissione del virus è esponenziale e c’è bisogno di misure più aggressive. Non lo dico io, ma uno studio pubblicato da colleghi dell’università di Edimburgo su Lancet dopo l’analisi delle esperienze di 131 paesi in questi sette mesi”.
Basta guardare la Francia, che da quando ha annunciato un coprifuoco assolutamente inutile la situazione è precipitata rapidamente: lo stesso rischia di fare l’Italia che per un mese ha imposto la chiusura a bar e ristoranti alle 18 e lo stop totale alle attività non ritenute essenziali, senza però considerare che potrebbe non servire a nulla, anzi solo accentuare le problematiche sociali. “L’unica cosa che serve per rallentare l’indice di contagio è un lockdown”, ha dichiarato Ricciardi che ha specificato che non ne servirebbe nemmeno uno generalizzato ma in base a dove il contagio è più alto: “Il lockdown lo rallenta del 24%, una chiusura mirata delle scuole aumenta la diminuzione del 15%. Lo smart working obbligatorio influisce per il 13%, la limitazione dei mezzi pubblici per il 7%. Gli effetti si vedono dopo 8 giorni”. Il consigliere del ministro della Salute è convinto che con questo tipo di misure in città come Milano. Napoli e Roma “saremmo in grado di dimezzare l’indice di contagio”, ricordando che “con un indice a 2,5 si va ad un raddoppio dei casi ogni 2-3 giorni, già ora è insostenibile per i servizi sanitari di alcune aree, figuriamoci tra una settimana o dieci giorni”.