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Pedro Sanchez sul coronavirus: "Devo dire le cose come stanno". Le parole alla Spagna, una lezione a Conte

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Nel giro di 48 ore a Giuseppe Conte sono pervenute due lezioni su come si fa il premier in tempi di pandemia. Dopo Angela Merkel, anche Pedro Sanchez ha parlato alla nazione e lo ha fatto con autorevolezza e contenuti decisamente diversi da quelli dell’inquilino di Palazzo Chigi, che ormai ha preso la triste abitudine di tenere delle conferenze stampa che assomigliano più a degli show acchiappa-like su Facebook che ad una comunicazione del capo del governo.

“Il numero reale di contagi in Spagna supera i tre milioni”. Così Sanchez ha sbattuto la nuda e cruda verità in faccia ai suoi concittadini: “Il mio dovere è dire le cose come stanno, la situazione è grave. Evitiamo gli spostamenti inutili”. Poche parole che sono bastate per trasmettere l’urgenza del momento, con la Spagna che nelle ultime 24 ore ha fatto registrare altri 21mila nuovi casi a fronte di oltre 100 decessi: a Madrid sta per scattare il coprifuoco, ma non si escludono restrizioni per tutto il Paese, dato che i ricoveri ospedalieri a livello nazionale sono aumentati del 20% in due settimane e del 70% in Catalogna. 

In precedenza anche la Merkel aveva dato prova di come si parla alla nazione a reti unificate, facendo un accorato appello ai tedeschi che pure sono tra i più disciplinati in Europa in materia di coronavirus: la Germania viaggia a circa 10mila contagi al giorno, ma ha sotto controllo sia la mortalità che il numero dei ricoveri. Chi sembra vivere alla giornata è proprio l’Italia, con Conte che sembra essersi un po’ spaesato dalle tensioni sorte all’interno del governo e del Cts sulle misure da prendere per rallentare la seconda ondata che sta correndo sull’intero territorio nazionale.

 

 

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