Campania, la verità sui posti di terapia intensiva contro il coronavirus: si inventano i posti letto?
Dal miracolo di San Gennaro a quello di San Vincenzo (De Luca): in Campania i posti letto in terapia intensiva appaiono e scompaiono a seconda delle stagioni. Quando il virus è lontano, si contano una marea di spazi per far vedere come è bello il sistema sanitario. Quando c'è da curare qualcuno viene giù tutto come un castello, o meglio un ospedale, di carta. All'inizio della scorsa primavera, infatti, governo e giunta regionale spiegavano di poter contare su una potenza di fuoco clamorosa per contrastare l'emergenza. Dai dati diffusi dal ministero della Salute risultavano 506 brande per i malati gravissimi, attrezzate con tutti i macchinari necessari. Altre stime meno ottimistiche parlavano di 335.
L'assessore alla Sanità qualche tempo dopo si era presentato in pubblico parlando di appena 160, ma si era subito corretto dicendo che la somma sarebbe stata portata entro poche ore a 280. Di trionfo in trionfo, è arrivato anche il grande piano della protezione civile, che ha stanziato fondi per alimentare il lanciafiamme dello sceriffo salernitano e creare nuovi spazi in corsia. «La Campania prima del Covid», spiegava l'altroieri il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia, «aveva 335 posti letto di terapia intensiva. Il governo attraverso il commissario Arcuri ha inviato 231 ventilatori per le terapie intensive e 167 per le sub intensive. Oggi risultano attivati 433 posti, devono essere 566».
Una meraviglia. Più o meno siamo in linea con la tanto vituperata Lombardia, che dichiara circa 1300 macchinari per i pazienti in fin di vita. E infatti oggi, seguendo questi dati, in Campania con 67 pazienti gravi risulta occupato circa il 13% del totale di questi spazi. Nel Lazio siamo al 18%, in Val d'Aosta al 33%. Tutto tranquillo sotto il Vesuvio, insomma. E a questo punto qualcuno potrebbe porsi una domanda: se la situazione è davvero questa, come mai già oggi si segnalano casi di pazienti lasciati a tossire in ambulanza invece di essere accolti nei reparti? Semplice, perché in realtà i posti di terapia intensiva risultano essere 108.
Chi lo dice? Lo stesso Vincenzo De Luca, sia informalmente nei suoi post Facebook che ufficialmente nel bollettino quotidiano della Regione Campania (dove però diventano 110, ma di fronte a questo caos uno scarto di appena 2 unità diventa una roba da sistema sanitario dell'Engadina). E i letti occupati al momento sono 51. Se si considera che ovviamente molti di questi macchinari sono destinati a pazienti affetti da altre patologie, alla fine si arriva a comprendere come mai la sanità napoletana sia già al collasso. Non è chiaro in tutto ciò chi abbia iniziato a diffondere queste cifre. L'ufficio stampa del ministero della Salute non fornisce chiarimenti. La domanda che sorge spontanea è però un'altra: ma siamo sicuri che non sia successo lo stesso anche in altre aree del Paese? Speriamo di non scoprirlo.
"Pensava alla mia prostatite". Briatore e il disastro Campania, smonta De Luca con una frase
Di certo a De Luca farebbero comodo i due famosi ospedali-Covid di Caserta e Salerno. Molti già sapranno che anche il governatore campano, come quello della Lombardia, aveva iniziato la costruzione di due strutture dedicate esclusivamente ai pazienti affetti da Coronavirus. Al contrario di quello costruito in Fiera a Milano, però, quelli progettati a Napoli non hanno mai aperto. Non hanno mai ospitato un paziente, non sono mai stati collaudati e al momento, senza collaudo, non possono entrare in funzione. E per la loro costruzione, ulteriore beffa, sono stati spesi sei milioni di euro. Come è stato possibile tutto ciò? Semplice: come spesso capita per questo genere di cose, durante i lavori di costruzione sono spuntati extra-costi per circa 2 milioni di euro. Nel frattempo, però, il Coronavirus aveva rallentato la sua corsa, così la giunta si è sentita sicura e si è rifiutata di pagare.
Si è creata una situazione di stallo, che di fatto non è mai stata risolta. E ora ovviamente è già tardi per intervenire: i due nosocomi sono sostanzialmente due grandi cantieri fermi. Un bell'incompiuto, nel solco della tradizione italiana. E bisogna aggiungere che una delle cliniche è stata costruita su un terreno privato, che tra 4 anni andrà restituito ai proprietari. Ultima nota: già ad aprile De Luca si era presentato a Caserta annunciando che la grande opera era praticamente finita. Adesso ci saranno molte cose da spiegare.