Nicola Zingaretti e Luca Palamara, la moglie dell'ex pm dipendente della Regione Lazio col governatore Pd
Non una, non due, non tre, ma "n" volte la Lega ha chiesto al governatore del Lazio Nicola Zingaretti di chiarire i rapporti che lo legavano al pm (ormai ex) Luca Palamara, senza però mai ricevere una risposta. L'ha fatto quando sono emerse le intercettazioni che testimoniavano una certa "confidenza" tra il politico dem e il magistrato. Si è esposta nel momento in cui l'accusa contro l'ex presidente dell'Anm parlava di un «disegno occulto e inconfessabile» con l'obiettivo «selezionare candidati alle Procure che avrebbero dovuto sovvertire le regole dello stato di diritto». E anche quando il Csm ha deciso di radiare Palamara. Ma niente, Zingaretti non ha proferito verbo. E allora cerchiamo di capire, mettiamo in fila i fatti e valutiamo se sia il caso o meno che il segretario del Partito Democratico spieghi i suoi rapporti con la toga più chiacchierata nei tribunali italiani. In stretto ordine cronologico.
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Agenzia del farmaco - Non è un segreto, ma vale la pena ricordare, che la moglie di Palamara, Giovanna Remigi, ha lavorato per quasi tre anni in Regione Lazio proprio mentre quella stessa regione era presieduta da Nicola Zingaretti, assunta come dirigente esterno tra il 2015 e 2017 prima nell'ufficio "Analisi del contenzioso" nella Direzione Salute e Politiche sociali e poi in quello "Coordinamento del contenzioso", al costo di circa 78mila euro all'anno, esclusa la retribuzione di risultato. Lasciata la Regione (19 settembre del 2017), la Remigi è rimasta per pochissime ore con le mani in mano. Il 21 di settembre, infatti, ha strappato un contratto triennale come dirigente presso l'Agenzia del Farmaco, mentre il ministro della Salute del governo Renzi era Beatrice Lorenzin. I fatti dicono pure che la signora Palamara lavora alla Regione Lazio dal 2006 e che dopo la chiusura dell'azienda sanitaria dove prestava servizio (2013) ha partecipato, siamo nel febbraio 2015, con altre 24 persone esterne a un bando pubblico per 4 posti a tempo determinato. E l'ha vinto. In quello stesso momento storico (2015) però, come ricostruisce l'Espresso facendo riferimento alle dichiarazioni dell'avvocato Giuseppe Calafiore, i legami fra il lobbista Fabrizio Centofanti e diverse persone molto vicine a Zingaretti - tra queste l'ex capo di Gabinetto del presidente della regione, Maurizio Venafro, dimessosi nel marzo 2015 in seguito all'inchiesta "Mondo di Mezzo", e l'imprenditore che ha raccolto i fondi per le campagne elettorali di Nicola, Peppe Cionci - erano molto forti. E quindi? Quindi c'è che lo stesso Centofanti lo ritroviamo oggi al centro della vicenda che ha portato alla radiazione di Palamara. L'ormai ex pubblico ministero è infatti accusato di corruzione anche perché avrebbe messo la sua funzione di componente del Csm e pm a disposizione dell'uomo d'affari in cambio di viaggi, soggiorni e lavori di ristrutturazione per la casa di Adele Attisani, la donna che spesso si accompagnava a Palamara. Totale delle utilità accertate: circa 70 mila euro. Vicenda intricata che forse la lettura delle intercettazioni della Procura di Perugia ci aiuta a decriptare. «Siamo tutti con te! Un abbraccio!». E poi: «Grande Nicola, grande vittoria!!! Ripartiamo da qui tutti insieme». Questo il tenore dei messaggi inviati dal giudice poi radiato a Zingaretti all'indomani della sua conferma ai vertici della regione Lazio. Siamo nel 2108. E i messaggi testimoniano un rapporto di confidenza tra i due. Tant' è che non sorprende affatto l'iniziativa successiva del governatore che pochi giorni dopo invia un Pdf con il manifesto per il rilancio del Pd, del quale a breve Nicola diventerà segretario.
L'appuntamento - È solo l'inizio. Perché a stretto giro i due si risentono per darsi appuntamento «al solito posto», a Roma nell'hotel di lusso a palazzo Montemartini, dove, sempre secondo l'Espresso è probabile che i due abbiano parlato dell'inchiesta in cui Zingaretti era indagato (la sua posizione poi sarà archiviata) insieme proprio a Centofanti per un presunto finanziamento illecito. Così com' è probabile che ci fosse una relazione tra l'incontro organizzato da Zingaretti nell'ottobre 2018 per far conoscere Palamara e Nicola Tasco - il capo di un Istituto regionale di studi giuridici controllato dalla Regione Lazio, "l'Arturo Carlo Jemolo" - e la nomina di Palamara al Consiglio scientifico dello stesso organismo. A pensare male verrebbe da sospettare che il governatore volesse aggrazziarsi il giudice. Malelingue. Che però Zingaretti potrebbe mettere subito a tacere spiegando il tenore dei suoi rapporti con Palamara. Il problema è che il governatore si guarda bene dal farlo. Perché?