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Parlamento, numero legale a rischio per il coronavirus: Pd e M5s propongono il lavoro da remoto

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Non solo scuola e lavoro. Presto anche il Parlamento potrebbe essere "a distanza". In Aula, infatti, è a rischio il numero legale, ovvero la quota minima di persone necessarie per l'approvazione o il respingimento dei provvedimenti. Alla Camera, per esempio, il numero legale è di 316 membri, la metà più uno. Ma a causa del coronavirus e dei parlamentari in quarantena, potrebbe essere sempre più difficile raggiungere quella cifra e il funzionamento dell'organo sarebbe compromesso. E' già successo martedì 6 ottobre, quando la votazione sulla risoluzione della maggioranza sul Covid è stata rinviata due volte per mancanza del numero legale. Ecco perché si è parlato dell'ipotesi del voto da remoto. Per evitare la paralisi dei lavori, già 105 deputati, principalmente del Partito democratico e del Movimento 5 stelle, hanno firmato una proposta che consentirebbe di partecipare a distanza ai lavori di Montecitorio e Palazzo Madama. Ad oggi sono 28 i deputati ancora in quarantena.

 

 

 

"Bisogna accelerare il confronto per evitare un grave squilibrio istituzionale”, ha detto il promotore della riforma, Stefano Ceccanti del Pd. Ma non è d'accordo il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà: “Io sono contrario al voto a distanza perché le deliberazioni in Parlamento sono anche frutto di confronti e scambi d’opinione in presenza”, ha spiegato il pentastellato, che però ha aperto a una riflessione per evitare di paralizzare l'Aula.

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