Cerca
Cerca
+

Vincenzo De Luca, pure i napoletani lo sbertucciano: niente mascherine e zero multe, ecco il "buon esempio" del Pd

Paola Pellai
  • a
  • a
  • a

Ciro ride e del suo sorriso te ne accorgi senza fatica perché non ha la mascherina, come imposto dal governatore campano Vincenzo De Luca. «Qui a Napoli - mi spiega -, l'unico che ci può dare ordini è Maradona». Ride ancora di più quando gli faccio notare che lui le mascherine le sta vendendo: 2 euro per un pacco da 10. Costano quasi la metà rispetto ad un pacchetto di sigarette, sempre di contrabbando, nel mercato di Porta Nolana. Ciro passa tra la gente ed urla per invogliare all'acquisto: «Dove vai, se la mascherina non ce l'hai?».

A quel prezzo le comprano in molti ma le mettono in pochi. Se giri in questo mercato, a poca distanza dalla stazione ferroviaria, fai in fretta a capire come Napoli sia il paese del sole e del fai da te. Siamo nel quartiere Vasto, ormai considerato un tempio della criminalità. Si è svuotato di napoletani e riempito di extracomunitari di molteplici etnie: risse, furti, scippi, violenze, danneggiamenti alle auto sono all'ordine del giorno. Da anni il Comitato Quartiere Vasto denuncia una situazione di degrado ed illegalità, condannando l'assoluta mancanza di un piano d'intervento strutturale da parte delle istituzioni. «Siamo diventati prigionieri in casa nostra» aveva tuonato a luglio Adelaide Dario del Comitato che qualche giorno fa ha rilanciato: «De Luca dove sei?». Via Milano, via Novara, via Genova, via Bologna, piazza Garibaldi... ormai è difficile trovarci un'attività italiana, qui è terra clandestina, se non stai alle loro regole partono minacce e ricatti.

 

 

CONTROLLI FORMALI
Il mercato di Porta Nolana è un esempio di appropriazione indebita del territorio. C'è una parte, completamente abusiva, un suk in mano ai nordafricani che vendono merce contraffatta. Il Covid è l'ultimo dei loro problemi, loro sono tra quelli che le mascherine da Ciro non le hanno comperate. A loro il Covid non fa paura e non temono neppure i cabaret di De Luca. A loro importa solo piazzarti scarpe, tute, borse e giubbini contraffatti. Se non hanno il modello o la taglia che chiedi te li recuperano in pochi minuti perché i magazzini sono tutti lì intorno: in sgabuzzini abitati, in retro di negozi, addirittura nascosti sotto merce "pulita". Del resto i controlli quando arrivano sono telefonati, si scappa con i borsoni, non c'è neppure bisogno di nascondersi. Si aspetta in gruppo sulla piazzetta vicina e si riprende la posizione di vendita mezz' ora od un'ora più tardi. Non fa certo paura la camionetta della polizia municipale che ha mandato i sommozzatori del nucleo mare a tenere a bada l'area. Se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere. De Luca fa monologhi e i napoletani lo sberleffano. In tre giorni di vita napoletana non ho visto multare una sola persona senza mascherina e neppure fermare mamma, papà e bimbo insieme senza casco sullo stesso scooter. Polizia e carabinieri se ne stanno sull'assolato lungomare di via Caracciolo e via Partenope a fermare chi oltrepassa il limite dei 30 o 10 chilometri all'ora, a seconda della tratta. Lo sceriffo De Luca ha messo a regime multe da 1000 euro per chi non indossa la mascherina. «Il governatore - mi spiega Genny - non sa neppure cos' è Napoli. Se mi fa una multa da 1000 euro, da parcheggiatore abusivo per pagargliela devo diventare direttamente un delinquente. Vivo di spiccioli e di reddito di cittadinanza, 270 euro al mese». De Luca ha tolto gli invitati ai matrimoni, ha eliminato i buffet e ridotto le tavolate in pizzeria ma poi sull'autobus possono stare in piedi in 70 e nessuno va a contarli. Fuori dalla pizzeria di Gino e Totò Sorbillo, in via dei Tribunali, a pranzo e a cena c'è regolarmente assembramento. Tutti fuori, in ressa, ad aspettare la propria chiamata. La volante della polizia ogni tanto si ferma, chiama a colloquio un cameriere che poco dopo al megafono invita a mantenere le distanze. Pochi minuti e si ricomincia. 

«NON CE N'È COVIDDI»
I locali intorno all'Università e in piazza Dante all'ora dell'aperitivo sono invasi da giovani che al richiamo dello spritz a 2 euro non resistono. Impossibile rinunciarci, anche perché nessuno ti viene a rompere le balle sul serio e chissenefrega di un governatore che fa videomessaggi, come ai tempi di Stranamore. De Luca non si accorge neppure che a Napoli, oltre al Covid, c'è un virus eterno che, in pandemia, è un rischio in più: la monnezza. La trovi ovunque, tranne nelle vie dello shopping elegante e delle istituzioni: piazza Plebiscito, via Chiaia e via Toledo, per intenderci. Quella sembra un'altra città. Ma se giri per Vasto, Forcella, Sanità o Stella ti trovi di tutto, a cielo aperto. Materassi, poltrone, divani, bambole, tricicli, mobili, assi del letto, quadri, scarpe, vestiti, piatti... Cumuli sempre più ingombranti che stazionano per giorni interi o vengono raccolti solo in parte. Ironicamente sui muri ci vedi pure scritte a mano che vietano di abbandonare rifiuti. Una provocazione ed una sfida alle istituzioni. Di notte girando per i vicoli è facile incontrare uomini e donne "specializzati" in una personale raccolta differenziata.

Si muovono sempre soli, mai in gruppo. Hanno con se un trolley di dimensioni capienti e frugano in mezzo ai rifiuti, spesso calando apposite pinze nei cassonetti. Cercano quello che si può recuperare per rivenderlo il giorno dopo in qualche mercatino degli stracci che sono ovunque, soprattutto intorno alla stazione. Buttano tutto su un marciapiede: 50 centesimi od un euro per prenderti oggetti che magari il Covid ce l'hanno incorporato. «Non ce n'è coviddi» mi prende in giro il senegalese Yari, quando gli faccio notare che quelle scarpe sporche e consunte andrebbero ributtate nel cassonetto invece di tentare di rivenderle. E gli dico pure che dovrebbe mettersi la mascherina come obbliga il suo governatore. A quel punto ride. Più forte ancora di Ciro.

Dai blog