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Ong, senza la Lega la sinistra non sale più in barca: Orfini, Delrio, Boschi, Prestigiacomo non pervenuti

Gianluca Veneziani
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Hanno preferito tirare i remi in barca e attraccare, rimettendo i piedi a terra, dopo aver sognato di scrivere un nuovo romanzo d'avventura: "Venti pirla contro la Lega sopra i mari". Hanno perso anche lo slancio umanitario, la voglia di scendere in campo, o meglio in plancia, e improvvisamente hanno scoperto di soffrire di mal di mare e di non potersi più permettere certe strapazzate Dal barcone sono tornati in Transatlantico. Eppure come te li vedevi tronfi, fino a qualche tempo fa, mentre ci mettevano la faccia e il fisico e giocavano a fare i piccoli eroi, i salvatori dell'umanità, salpando a bordo di gommoni e navi Ong per offrire la loro testimonianza, dare il loro contributo alla nobile causa dei Migranti, predicare l'apertura di porti e confini e dire evangelicamente che è possibile scendere dagli scranni del potere e sedersi umilmente tra gli ultimi. 

 

Te li ricordi bene i volti dei parlamentari Graziano Delrio, Matteo Orfini, entrambi del Pd, e di Nicola Fratoianni di Leu, mentre si imbarcavano nel giugno 2019 sulla Sea Watch 3, la nave incriminata (in tutti i sensi) di Carola Rackete che Salvini non voleva a nessun costo approdasse sulle nostre coste, sbarcando migranti illegali. Ma loro, i magnifici tre, erano saliti sull'imbarcazione per incoraggiare la violazione delle regole, poco prima che la Rackete, in modo sempre molto democratico, entrasse di forza nelle nostre acque territoriali e speronasse una motovedetta della Guardia di Finanza. Loro erano lì, a fare da testimoni della Verità e della Giustizia contro le Leggi ingiuste di Salvini. Così come era lì, nel Mediterraneo, Fratoianni, stavolta in compagnia della deputata forzista Stefania Prestigiacomo e del parlamentare di +Europa Riccardo Magi, a bordo di un gommone, nel gennaio del 2019, sfidando il freddo e l'imbarcazione della Guardia Costiera, per chiedere lo sbarco dei disperati fermi sulla Sea Watch. 

BOSCHI E FIANO
Su una nave, stavolta la Diciotti della Guardia Costiera, era salita anche la renziana Maria Elena Boschi insieme a Emanuele Fiano del Pd, nell'estate 2018, per denunciare il presunto «sequestro» dei migranti a bordo. Viene facile fare la battuta: quest' estate la Boschi, anziché su una nave di migranti, ha preferito salire sull'imbarcazione dei suoi amici, per farci le vacanze, come testimoniato da una foto molto discussa Ma è tutto l'esaurirsi dell'andazzo, del traffico marittimo di parlamentari, a risultare molto interessante. Ora che al governo c'è il timoniere Conte in versione Bis (cioè, filo-sinistra), ora che Salvini non sta più al Viminale, ma è alla sbarra, in tribunale, non c'è più urgenza, vocazione, dovere politico di presenziare su una nave piena di migranti. Eppure la situazione continua a essere drammatica, eppure i disperati continuano a essere torturati nei campi libici, eppure i Decreti Sicurezza di Salvini sono ancora in vigore, eppure le navi delle ong continuano a essere fermate e sequestrate nei porti italiani, anche se ufficialmente per ragioni amministrative (solo quest' estate sono state poste sotto sequestro la Ocean Viking, la Sea Watch 3, la Sea Watch 4 e la Mare Jonio). 

 

SANDRO VERONESI
Come ha detto di recente Luca Casarini, capo missione della Mare Jonio e non certo accanito tifoso di Salvini, «tutte le navi sono di fatto bloccate dal governo italiano. Questa è proprio una volontà governativa. Nonostante le belle parole e i proclami, siamo tornati nella situazione in cui tutte navi del soccorso in mare organizzate dalla società civile sono sotto blocco». Ci sarebbe materiale a sufficienza per prendere di nuovo il mare, per andare al largo, per obbedire a quell'appello rivolto a personaggi noti e intellettuali un paio di anni fa dallo scrittore Sandro Veronesi di mettere i propri corpi a disposizione per salire sulle navi delle ong (poi però, guarda caso, Veronesi non si è mai visto a bordo...). Ci sarebbero tutti gli elementi per indurre un milionario come Richard Gere a imbarcarsi di nuovo sulla Open Arms, portando cibo e assistenza; o per spingere una star come Angelina Jolie a incontrare i migranti su una nave a Malta o a far visita a Lampedusa, come ha fatto alcuni anni fa. 

E invece no, vip e parlamentari ora se ne stanno rincantucciati in casa, preferiscono il calduccio delle loro dimore allo sbattimento della traversata, né fanno più sit-in, visite ispettive, gesti clamorosi per chiedere di accogliere i migranti fermi sulle navi bloccate. Sì, è vero, il governo Conte Bis è molto più di maglie larghe, tant' è che gli sbarchi sono triplicati rispetto a un anno fa. Ma non è questo il punto. Il punto è che non c'è più Salvini. Il punto è che il loro viaggio in barca non sarebbe più un'efficace misura spot, apprezzata dal pubblico plaudente del politicamente corretto. Né servirebbe più a presentarli come paladini contro le ingiustizie e testimoni di umanità. Verrebbe meno l'occasione di farsi pubblicità sulla pelle dei migranti. E allora capisci quanta miseria ci sia dietro la loro presunta vocazione umanitaria. La verità è che a tutti costoro gliene frega poco o nulla dei disperati. Non hanno a cuore la loro Salvezza, hanno a cuore solo la polemica contro Salvini. "Nel 2019 sul barcone, nel 2020 nel salotto buono", canterebbero oggi gli Afterhours, denunciando la doppia morale dei radical chic. Gente navigata, sì. E anche molto paracula. 

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